Mª Del Mar Agulló

Futuro Pericoloso


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tornato presto.

      – Dopo tante ore con loro mi sono stancato – si giustificò Oscar sorridente.

      – A tuo fratello sei mancato oggi pomeriggio.

      – Perché non mi parli mai di mio padre? – chiese cambiando argomento e ricordandosi delle lettere che sua madre teneva nascoste.

      – Vuoi davvero parlarne?

      – Sì.

      – Non sono pronta.

      – Mamma, sono passati diciotto anni, voglio conoscerlo.

      – Non so niente di lui da molto tempo. Magari potessi darti informazioni! Anzi, magari potessi dirti che tuo padre era meraviglioso o che ti ha cercato, ma non l’ha fatto, non si è mai preoccupato di te – mentì Monica.

      Oscar andò in bagno per cercare di calmarsi. Da quando aveva scoperto le lettere di suo padre due giorni prima, aveva la sensazione di aver vissuto tutta la sua vita con un’estranea. Non conosceva più sua madre. Aveva sempre pensato che suo padre fosse la persona peggiore al mondo basandosi su quello che gli aveva detto sua madre, ma ora che aveva scoperto parte della verità, dubitava che sua madre fosse migliore. Quali ragioni poteva avere per non lasciare che gli si avvicinasse?

      Monica salì per vedere se Samuel continuava a dormire. Quando scese di nuovo, trovò Oscar che guardava la TV angosciato.

      – Guarda, mamma, è esploso un laboratorio di virus a Taiwan.

      – È una tragedia. Per questo mi fa paura il fatto che vogliano costruire un laboratorio qui.

      – È normale, Elche è la città più importante della Spagna. Il fatto che non ce ne sia uno qui è illogico – disse Oscar emozionato.

      – Non andrai avanti con quella stupidaggine dei ProHu, vero?

      – Stupidaggine? Ti sembra una stupidaggine rischiare la tua vita per salvare quella di altre persone? Io credo che si debba essere molto coraggiosi per fare qualcosa del genere – Oscar era turbato.

      – L’hai appena detto tu stesso, rischi la tua vita. Che bisogno c’è di farlo?

      – Qualcuno deve pur farlo, altrimenti tutti moriremmo. Se nessuno rischia, nessuno vince.

      – E dev’essere mio figlio?

      – Se c’è bisogno, sì.

      – Cosa vuoi dimostrare?

      – Cerco solo di aiutare, aiutare le persone malate a curarsi e aiutare te e Samuel con i soldi.

      – Non devi farlo, ci sono già molti candidati.

      – Sei un’ipocrita, mamma. Hai sempre detto che i ProHu sono eroi, ma non ti va l’idea che tuo figlio sia uno di loro. ProHu sì, ma senza sporcarsi le mani. Che coraggiosa che sei, mamma! – Oscar aveva le lacrime agli occhi.

      – Vuoi parlare di coraggio a me? Chi ha cresciuto te e Samuel? Chi vi ha dato tutto?

      – Immagino la stessa persona che da quando sono nato mi ha sempre negato di conoscere mio padre – disse Oscar cercando di recuperare la serenità.

      – Non dire sciocchezze. Tuo padre ci ha abbandonato. Non so niente di lui da diciotto anni.

      – Non continuare a mentire. So tutto, ho trovato la tua scatola.

      – Hai rovistato tra le mie cose?

      – Ti preoccupa di più che abbia trovato la tua scatola del fatto che è tutta la vita che mi stai mentendo? – alla fine Oscar crollò e iniziò a piangere.

      – L’ho fatto solo per proteggerti.

      – Da dove hai tirato fuori questa frase? Da un film?

      – Aspetta, dove vai?

      Oscar aprì la porta principale e uscì sbattendola.

      – Oscar, aspetta!

      Monica uscì in strada, ma era troppo tardi. Suo figlio, campione di atletica leggera, era già sparito.

      5. Due sono meglio di uno

      Keysi lavorava sul virus di Soria, faticava a studiarlo. Al computer suonava l’opera di Wagner La Cavalcata delle Valchirie. Carolina, che mostrava evidenti sintomi di mancanza di sonno, prendeva appunti su un quaderno per poi aggiungerli nella sua tesi. Keysi premette il pulsante Pausa e disse a voce alta alla sua collega:

      – È come se fossero due virus, invece è uno solo.

      Carolina si avvicinò a Keysi e guardò i dati provenienti dal computer.

      – Keysi, hai mischiato due virus? Questi dati non sono possibili. Qui ci sono variabili di due virus, è chiaro che c’è qualche tipo di errore.

      – Gli addetti alla raccolta dei virus devono aver commesso uno sbaglio.

      – Dovremmo dirlo.

      – Ma, Carolina, potrebbero licenziarli. Un errore così grave potrebbe causare un licenziamento.

      – Mi sorprende che la pensi così, quando sei tu quella che trascorre più tempo qui perché è preoccupata per le persone infette.

      – Lo so, ma mi preoccupo anche per i miei compagni.

      – D’accordo. Elaborerò i miei campioni e confronterò i risultati con i tuoi, magari c’è stato un errore.

      – Grazie, Carolina. Chiamerò l’ospedale di Soria per sapere come va l’anziano e, già che ci sono, chiederò che ci mandino più campioni, se è possibile.

      Carolina si girò, riprese quello che stava facendo e venti minuti più tardi iniziò a studiare il virus di Soria. Keysi uscì alla ricerca del numero di telefono dell’ospedale di Soria.

      Jacinto, un giovane attraente di ventisette anni della sezione della raccolta dei virus, entrò nella Sala 4, la stanza dove ogni giorno lavoravano Keysi e Carolina, spaventando quest’ultima, che era concentrata sul suo lavoro.

      – Non sai bussare? – chiese Carolina arrabbiata.

      – Mi dispiace.

      – Ti dispiace? Jacinto, Keysi e io lavoriamo con del materiale molto delicato e siamo due delle poche persone che non indossano tute di isolamento, né nessun’altra protezione. Quindi, per favore, stai più attento.

      – Lo so, ma non siete mai esposte direttamente. Io corro più rischi quando vado a raccogliere virus. La mia tuta potrebbe strapparsi e io potrei essere contagiato.

      – E la tua interruzione avrebbe potuto provocare la caduta di questo flacone che tengo in mano contenente questo misterioso virus per il quale non abbiamo ancora una cura e contagiarci entrambi – Carolina si tratteneva dal piegare il suo braccio.

      – Perché dici che è misterioso?

      – Perché tutti i virus hanno le proprie variabili simmetriche. Da quando i virus si possono “catturare” abbiamo potuto scoprire che tutti hanno lo stesso modello simmetrico con le loro caratteristiche.

      – Sì, questo lo sapevo già. Lavoro qui, ricordi?

      Jacinto aveva da sempre una passione per i virus, per questo aveva iniziato a studiare Biologia per poi specializzarsi in Virologia Molecolare. Ma dopo essersi reso conto che avrebbe dovuto lavorato rinchiuso in un laboratorio, invece di Biologia studiò Raccolta e trattamento specializzato di microorganismi.

      – Sottoponendo i virus alla viocula – la viocula era una macchina che mostrava tutte le caratteristiche osservabili di un virus, cosa che costituiva il punto di partenza per lo studio di ognuno di loro – tra gli altri dati ci mostra questo grafico – Carolina indicò lo schermo del computer.

      – La tavola caratteristica.

      La tavola caratteristica era un grafico simile a una catena di DNA, che mostrava le qualità uniche dei virus.

      – Esatto. Qui possiamo vedere due tavole caratteristiche incrociate, cosa del tutto impossibile. Per questo crediamo che questo virus