Mª Del Mar Agulló

Futuro Pericoloso


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guardò verso i tavoli, erano tutti vuoti.

      – Come vanno gli affari?

      – Male, come puoi vedere. Ho dovuto licenziare il mio cuoco, ora faccio tutto io. Queste macchine creano solo disoccupazione. Se non sai creare robot, se non sei uno scienziato o se non sai qualcosa di tecnologia dell’informazione, non servi per niente.

      – Non dire così.

      – Quante professioni hanno già fatto sparire? Tassisti, fattorini, autisti di bus, traduttori, operai della catena di produzione, conduttori televisivi, per non parlare dei professori, che sono rimasti solo nelle scuole, per non spaventare i bambini. Noi cuochi, commessi e simili siamo rimasti in pochi ormai. Hanno creato persino una macchina che crea macchine! Questo mondo sta smettendo di appartenerci. Fa’ attenzione che non scoprano macchinette che sappiano scoprire antigeni.

      Carolina rimase a pensare a suo padre, che lavorava come bibliotecario prima di essere sostituito da un ologramma, e ai suoi professori delle superiori e dell’università, tutti ologrammi intelligenti anche loro. La ragazza maiorchina pensò che forse Pedro aveva ragione e che l’umanità era in pericolo di estinzione, essendo gli umani stessi il suo peggior nemico.

      Pedro preparò a Carolina un piatto di chiocciole con salsa di pomodoro accompagnato da un’entrecôte. Per tutto il tempo che restò nel ristorante non entrò nessun cliente, cosa che la addolorò. Le era simpatico l’uomo, lo conosceva dal giorno in cui si era trasferita, quando si offrì di aiutarla a portare su le sue cose.

      Carolina andò subito al laboratorio con la sua bicicletta. Odiava le macchine, soprattutto gli ingorghi che si producevano.

      Quando entrò dalla porta della Sala 4, si sorprese non vedendo la sua collega al lavoro, ma non ci fece caso.

      Carolina incominciò con la procedura da zero con i nuovi campioni arrivati da Soria. Dopo quattro lunghe ore il processo preliminare era completato. Rimaneva solo da verificare i dati e trarre delle conclusioni. Carolina si aspettava che i risultati fossero del tutto opposti. Dopo aver comparato entrambi i risultati, la ragazza delle Baleari non poteva essere più sorpresa. Quello che aveva appena scoperto avrebbe potuto cambiare il modo in cui i biologi studiavano i virus.

      – Non ci posso credere! – disse a voce alta Carolina, che chiamò immediatamente Keysi, che era appena arrivata da pochi minuti e che stava parlando con Clara, e Norberto.

      La ragazza britannica arrivò di corsa.

      – Che succede?

      – Non c’era contaminazione, sono due virus. I virus stanno evolvendosi o forse il nostro sistema immunitario continuerà a indebolirsi.

      Norberto entrò in quel momento.

      – Norberto, deve vedere questo.

      Il direttore de “Il faro della luce” si avvicinò e guardò quello che Carolina gli stava mostrando.

      – Stupefacente – disse Norberto, sorpreso dalla scoperta delle sue due dipendenti preferite, escludendo sua figlia Titania.

      – Bisogna raccontarlo, è pericoloso possedere questa informazione e non condividerla – disse Keysi. Il suo capo la guardò molto serio.

      – Ci fu un altro caso – incominciò a raccontare Norberto – fu molto tempo fa. – Norberto si avvicinò alla porta, si assicurò che non ci fosse nessuno ad ascoltare e la chiuse —. Fu dieci anni fa nell’oblast di Irkuskt, in Russia. Da quando esistono i ceppi di virus letali, prodotto dei nostri progressi in medicina, due o più virus non avevano mai convissuto in uno stesso corpo. Sappiamo che quando un virus si impadronisce di un corpo, non può entrarci un altro, essendo il corpo già ammalato. Dieci anni fa un uomo di ottanta anni fu trovato morto a casa sua, con un filo di sangue che usciva dalla sua bocca. Chiamarono subito un corpo specializzato nella raccolta di cadaveri infetti da virus. Quando arrivò al laboratorio nel quale lo portarono, iniziarono con il processo di ricerca, pura routine – Norberto prese uno degli sgabelli e si sedette, Carolina e Keysi lo guardavano attentamente —. Quando il biologo che lo stava esaminando iniziò con il processo, non percepì nulla di strano, niente lo fece sospettare che il corpo fosse portatore di due virus. Il biologo continuò con la procedura. Aveva quasi finito, quando si rese conto delle ferite interne al corpo. – Norberto si sfregò gli occhi —. Per prima cosa pensò che il virus fosse estremamente pericoloso. Così uscì dalla stanza e andò alla capsula che serve di passaggio tra il corridoio e le stanze molto pericolose, chiuse la porta con il codice cifrato, azionò il processo di eliminazione dei virus per eliminare qualsiasi traccia di virus che avrebbe potuto avere addosso, si sbottonò la tuta di isolamento e chiamò i membri della squadra di raccolta per dirgli di essere particolarmente cauti. Quando rientrò, vide qualcosa di veramente insolito: il cadavere si stava scomponendo a una velocità stupefacente. Nessun virus registrato aveva presentato quei sintomi post mortem, ma c’era un’altra cosa: le ossa stavano diventando nere. Dopo ancora due giorni di ricerca il biologo scoprì qualcosa che si credeva impossibile: un corpo poteva ospitare due virus contemporaneamente. Il biologo, affascinato da questa scoperta medica, continuò a studiare i resti del corpo, così come i campioni di virus che poté estrarre dallo stesso. – Keysi e Carolina restavano in silenzio, assorte dal racconto del loro capo —. Una mattina, quando il biologo arrivò sul suo posto di lavoro, scoprì un’altra cosa: non c’erano più due virus, ora si trattava di uno solo. I due virus avevano mutato, trasformandosi in un nuovo virus più potente. Inspiegabilmente era successo e, per quanto ne sappiamo, non è mai più accaduto. Spero che siate discrete, e con questo voglio dire che questa informazione non esca da questa stanza. Non parlatene in pubblico, capito?

      Keysi e Carolina annuirono.

      – Potremmo vedere campioni di questo virus o leggere rapporti?

      – Non credo sia rilevante. I virus devono uscire dalle Camere isolate di sicurezza solo quando è davvero necessario.

      Le Camere isolate di sicurezza erano centri di immagazzinaggio nascosti sotto terra o sotto il mare che conservavano campioni di virus e dei loro antigeni. Ogni laboratorio ne aveva una. Quella del laboratorio di Norberto si trovava a due chilometri a sud di Maiorca, nascosta sotto il mare. Vi si accedeva attraverso un sottomarino e per entrarci si doveva prima avere un’autorizzazione e poi superare una serie di lunghi e rigidi controlli di sicurezza.

      Le uniche Camere isolate di sicurezza che non contenevano campioni di virus erano gli archivi di raccolta della storia di Cina, Australia, Canada e Francia, i semenzai di Islanda, Paraguay e Namibia e i centri di dati tecnologici di Giappone e Antartide.

      – Avete fatto un ottimo lavoro, ma purtroppo nessuno lo saprà. A che punto siete con gli altri virus? Mi interessa in particolare quello trovato in Norvegia. Il numero di persone infette è salito a circa dodicimilacinquecento.

      – Ho due possibili antigeni, ma non sono ancora conclusi. Con un po’ di fortuna li avrò pronti questa settimana – lo informò Keysi.

      – Io ho quasi concluso un antigene per il virus australiano.

      – Perfetto. Fatemi sapere quando saranno pronti. Sta morendo tanta gente.

      Norberto uscì dalla stanza e le lasciò lavorare. Era preoccupato: sua figlia era a Taiwan, circondata da molti virus letali, e non poteva neanche chiederle come stava, dato che le comunicazioni erano state interrotte.

      Mentre lavoravano, Clara entrò all’improvviso, nel momento in cui Carolina teneva in mano campioni del virus soprannominato “la sabbia volante”. Così le scivolarono e caddero.

      – Oh, mio Dio! – gridò Keysi terrorizzata. Anche Clara gridò per poi uscire di corsa.

      – Tranquille! Non si è rotto. Ripeto, non si è rotto – per fortuna Carolina aveva avvolto la sfera in una plastica di protezione.

      – Menomale – Clara guardò il recipiente per assicurarsene —. Volevo comunicarvi che la presidente di Spagna verrà a visitare il laboratorio, fondamentalmente verrà a farsi fare una foto – Clara si girò per andarsene.

      – Quando verrà? – chiese la ragazza maiorchina.

      – Ah,