ormai confuso per lui.
A terra, un letto di foglie scricchiolante a ogni passo.
In pochi secondi, si smarrì.
Il cuore pompò a più non posso e con le tempie pulsanti e il sudore scrosciante, la testa iniziò a girargli. I polmoni, sotto sforzo, iniziarono a cedergli.
Sentì dei rumori intorno a lui. Qualcosa sopra la sua testa, veloce, si stava muovendo.
Per un istante, riuscì ad alzare lo sguardo senza veder nulla se non una chiazza nera che, con grande agilità, si spostava da un ramo all’altro.
Le gambe gli s'irrigidirono e con i polmoni dolenti, il giovane si ritrovò al suolo senza neanche accorgersene, privo di energie.
«Non devi temermi, non voglio farti del male. Sono qui per proteggerti. Quello che hai sognato e che credi succederà non è vero. Tua madre non corre nessun pericolo». Provò a calmarlo Santos appollaiato su un ramo, fissandolo da sotto il cappuccio. Le labbra sottili e il lungo naso a punta, le uniche cose visibili da lontano. Gli occhi, nell’ombra, erano fissi su di lui e anche senza vederli, li sentì.
«Come fai a sapere queste cose? Ma tu chi sei?» urlò Jack nel panico strisciando all’indietro tra il fogliame.
«Sai, se tu fossi più tranquillo e mi facessi parlare senza interrompermi o provare a scappare, io potrei finire di spiegarti tutto.» rispose Santos saltando giù dall'alto albero con estrema naturalezza.
Jack decise di ascoltare, non aveva altra scelta. In quei momenti, la sua mente aveva smesso di pensare, senza farsi più domande su quel che stava accadendo. Dopo essersi allontanato ancora di qualche metro, nervosamente fece cenno di cominciare. Il comportamento non aggressivo dell’individuo riuscì a calmarlo leggermente.
Levatosi il cappuccio e liberando i lunghi capelli neri raccolti in una coda da un pezzo logoro di stoffa nera, lo spilungone riprese il discorso.
«Devi sapere che il tuo pianeta non è l’unico mondo abitato, ne esistono altri nove che, con la Terra, formano la Grande Costellazione.
Questi dieci pianeti nei tempi antichi erano tutti grandi alleati e tra loro regnava la pace.
Ogni mondo aveva un re, che davanti agli spiriti stellari aveva giurato di governare saggiamente e in armonia il mondo a lui assegnatogli.»
Jack lo guardò senza batter ciglio perso nelle svariate sfumature violacee dei suoi sottili occhi.
«Purtroppo però, dopo mille anni dalla nascita della Grande Costellazione, Marmorn, tredicesimo re della Terra, venne meno al giuramento e, dopo aver radunato nell’ombra un esercito senza eguali, dichiarò guerra al mondo di Abram.»
Santos si fermò un attimo e dopo aver guardato fisso negli occhi il giovane, assicurandosi della sua attenzione, riprese la spiegazione. «Agli inizi di tutto, i dieci mondi erano abitati da numerosissime specie viventi. Marmorn non sopportava di convivere con esse e fu per questo che, dopo aver sterminato le specie straniere sulla terra in gran segreto, cominciò la sua campagna espansionistica su tutta la Grande Costellazione. Come ti ho detto poco fa, il Re Nero dichiarò guerra al pianeta Abram, abitato per lo più dalle ninfe, creature celestiali scese sulle terre per aiutare queste ultime a prosperare. Nelle tenebre e nella più totale segretezza, radunò il suo esercito e, dopo aver aspettato il favore della settimana buia, ordinò l’attacco.
L’esercito terrestre fu implacabile e nel giro di trenta giorni rase al suolo il piccolo mondo.»
«Settimana buia…» farfugliò Jack perplesso.
Accompagnato dal fruscio delle foglie mosse dal vento, lo sconosciuto continuò tranquillamente.
«La notizia del tradimento della Terra si diffuse ma molti pianeti, non disponendo di un esercito potente e preparato alla guerra come quello terrestre, caddero uno dopo l’altro sotto il duro controllo del vostro sovrano.
Per fortuna il giovane re di Tio, Astor, decise di non soccombere e, venendo meno anch’egli al giuramento di pace, organizzò un esercito pronto a sconfiggere il potente re terrestre.
La battaglia si combatté qui, sulla Terra e vide come vincitore il grande Astor, salvatore della Grande Costellazione.»
«Che fine fece il cattivo?» domandò Jack ironicamente alzando gli occhi al cielo. Quell'uomo, il più strambo mai conosciuto prima.
«Ci stavo arrivando!» rispose Santos seccato.
«Astor, essendo comunque un re dall’animo puro, dopo aver sconfitto il Re Nero, non riuscì a ucciderlo ma, sacrificando la propria vita, fece un patto con gli spiriti celesti, i quali rinchiusero Marmorn nel centro della Terra, esiliando il suo esercito su questo pianeta ed escludendolo dalla Grande Costellazione. La storia che voi umani conoscete comincia dall'esclusione del vostro pianeta. I dinosauri, come li chiamate voi, sono nient'altro che i resti dell'esercito usato per sconfiggere il vostro re. L'armata guidata con la magia da Marmorn fu esiliata sulla Terra, dove riprese a vivere senza più nessun ricordo delle sanguinose guerre combattute sotto il suo controllo.»
Jack continuò ad annuire senza dir nulla, conscio delle falsità raccontategli.
«Con la totale cancellazione dei ricordi antecedenti alla guerra, i pochi terrestri sopravvissuti iniziarono dall’origine la propria vita, evolvendosi lentamente all’oscuro delle atrocità compiute dai propri antenati.»
«Prima hai detto che mi stai cercando da anni. È impossibile!», scoppiò a ridere incredulo il ragazzo.
«Apprezzo lo sforzo ma la tua storia, per quanto bella, non regge»
«Smettila di interrompermi e non avrai bisogno di alcuna domanda!». Perse la pazienza Santos.
Jack annuì rimanendo in silenzio.
«Devi sapere che dopo l’esclusione della Terra dalla Grande Costellazione, i nove mondi ci misero quasi duecento anni a ritornare splendenti come prima. Nonostante fosse imprigionato nelle viscere di questo mondo, lo spirito di Marmorn rimase forte e pieno d'odio, odio che accumulandosi giorno dopo giorno creò un’aura così potente da risvegliare una creatura scomparsa seimila anni fa, il Trokor, un essere che non ha eguali, un semidio votato alla distruzione.»
«Guarda, sei geniale te lo riconosco. Ma se speri anche solo minimamente che io creda a una sola parola di quel che hai detto, ti sbagli di grosso brutto pazzoide!». Si alzò di colpo Jack, saturo di tutte quelle stupidaggini.
«Stupido ragazzino…», si limitò l'individuo scuotendo il capo.
«Prima della nascita dei dieci mondi, esisteva un unico e gigantesco pianeta, chiamato Naef, situato tra la luna e il sole.
Anche se immenso, era abitato da sei divinità, Ashar, dio del sole, e Venia, dea della luna, governavano. A far loro compagnia, c’erano Raus, dio del vento, la sua compagna Zira, dea dell’acqua, Xio e Kita, rispettivamente dio del fulmine e dea della terra.
Le antiche scritture accreditano ad Ashar la creazione dei dieci pianeti.»
Jack si mise le mani davanti alla bocca per trattenersi. Quello strano individuo doveva aver alzato fin troppo il gomito in qualche bar della città. Stava delirando, volando con la fantasia più di Miles, il senza tetto della piazza del mercato.
«Dopo secoli di completa solitudine, le nostre sacre divinità decisero di popolare l’immenso pianeta. Dall’unione tra Zira e Raus nacquero ninfe, tritoni, sirene, auri e astri, grandi protettori della natura e della vita e anche ottimi maghi. L’unione tra Xio e Kita generò la nascita degli elfi, dei nani, dei centauri e degli urani. Quest'ultimi, simili nell'aspetto alle ninfe e custodi del potere del fulmine. Mentre l’amore tra Ashar e Venia diede vita ai draghi, ai cavalieri alati, guerrieri protettori dell’antico mondo con l’aspetto degli elfi ma dotati di ali e di una forza notevolmente superiore, e infine a voi umani.», terminò incupendosi il suo interlocutore.
Le frottole sembravano non aver fine. Jack voleva andarsene, salutare quel pazzoide e raggiungere la fattoria. L’unica cosa a trattenerlo erano le parole dell’individuo riguardo al suo terrificante e macabro sogno.
«Col passare dei secoli nacque però tra Kita e Raus un amore