Mongiovì Giovanni

Il Cercatore Di Coralli


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padre Rabel di Rossavilla?»

      Giordano si alzò e domandò ancora:

      «Come fai a sapere il suo nome?»

      E Kamal, sorridendo e cambiando il tono della voce, rispose:

      «Te ne parlerò se sarai mio ospite.»

      Giordano non seppe proferire altro, impietrito da quelle parole lo vide andarsene senza poter ricevere spiegazioni.

      «Credete che sia lui?» domandò Yasir, fissando dal basso il volto inquieto dell’altro.

      «Oppure è solo uno che sa il fatto suo e che vuole ottenere prestigio per mezzo del regalo e della lusinga.»

      «Conosceva il nome di vostro padre però...»

      «Quanto ci metteresti tu a conoscere l'ascendenza di uno qualsiasi dei nostri baroni?»

      «Beh... non è una cosa difficile. A questo punto mi chiedo se non sarebbe meglio bandire il nome di ibn Abbād e promettere lauti compensi ai suoi discendenti.»

      «Se lo facessimo saremmo circondati da gente che si spaccia per chi cerchiamo... e quel tale Kamal sarebbe il primo a ripresentarsi, vantando un sangue che non è il suo.»

      Giordano allora riprese a guardare il dono lasciato sul tavolo.

      «A Corcira ho acquistato una schiava molto bella... una fanciulla che era la figlia di un notaio dell'isola. Una ragazzina talmente intelligente da sapere leggere e scrivere, e che ha imparato il latino di Sicilia in pochissimi mesi. Sono sicuro che questa collana le starà d'incanto!»

      «E di quel Kamal che ne facciamo?»

      «Accettiamo il suo invito. D'altronde per adesso non abbiamo altre strade da percorrere.»

      «Non temete che uno sconosciuto possa rivelarsi un nemico?»

      «Lo temo, Yasir... Manderò perciò questo pomeriggio stesso un manipolo di soldati a perquisire la sua abitazione e a spogliare la sua bottega di questi magnifici gioielli. Vedremo se gli starà ancora a cuore la mia amicizia!»

      «È questo che vogliamo, Signore?» chiese il ragazzo, più perplesso che mai.

      «Giovane Yasir, non sempre ciò che è saggio è anche la cosa giusta da fare. Lascia la pratica del bene ai religiosi e scegli quello che è risolutivo per la causa.»

      Con quella lezione di pragmatico cinismo, Giordano concludeva la questione dell’intagliatore di coralli. L’avrebbe rimandata a quando si sarebbe presentato al suo cospetto dicendogli di aver accettato l'invito.

      Intanto Kamal aveva lasciato il segno, un tarlo nella mente di Giordano che non l'avrebbe reso sereno. Dal momento che conosceva suo padre, era davvero lui l'uomo che cercavano? Oppure tutto era solo dovuto al fatto che l'artigiano cercasse una comoda via per il successo? La stessa sera il nobile siciliano si convinse che non avrebbe aspettato altro tempo e che l'indomani avrebbe bussato alla porta di Kamal... proprio a quella dimora che tanto si era preoccupato di far devastare dai suoi sottoposti.

      Capitolo 5

      Inizio luglio 1148, Mahdia

      Il due del mese i siciliani entravano a Susa senza colpo ferire. La città era stata abbandonata al proprio destino dal suo governatore, uno dei figli di Hasan, e, non avendo più né guida né anima, i cittadini avevano aperto le porte ai conquistatori. La fortuna di Giorgio d’Antiochia sembrava non conoscere fine!

      Chi probabilmente avrebbe faticato ad aprire le sue porte era Kamal. Quando Giordano, la mattina successiva al primo incontro, si presentò in casa dell'artigiano vestito alla maniera dei funzionari reali, trovò la porta spalancata e ogni cosa rivoltata per aria come se lì dentro vi fosse entrata la burrasca. Era comunque lampante, nonostante il disordine e la devastazione, che Kamal fosse un uomo benestante. La casa era ben pavimentata e le mura erano intonacate e perfino affrescate con motivi floreali lì dov'erano più in vista. Il palazzo, tutto imbiancato a calce, era strutturato su due livelli e insieme alla bottega occupava un intero isolato. Le ante delle finestre erano di un azzurro intenso e la porta, avente la forma di un arco a ferro di cavallo, era proprio del colore dei coralli. Dal momento che lì attorno le altre abitazioni avevano simili caratteristiche, si evinceva che la dimora di Kamal fosse ubicata nella parte di città abitata dalla gente più ricca. Una splendida terrazza, per metà coperta, rendeva più attraente ciò che già era piacevole alla vista; da lì si potevano osservare le fronde delle palme e il vicino mare.

      La bottega accanto era divisa in due ambienti, uno sul retro funzionale al tipo di mestiere e all’ingresso il negozio in cui esporre la merce. Anche qui i soldati inviati da Giordano non avevano avuto rispetto per niente e nessuno.

      L’‘amil, com’è facile immaginare, si presentò scortato da un manipolo di soldati; una decina per l'esattezza. Quando giunse sull'uscio della bottega poté osservare che dentro si affaticavano Kamal e la sua famiglia nel tentativo di recuperare quello che non era andato completamente distrutto.

      Salman, il figlio maggiore, non appena vide Giordano, incurante degli uomini armati al suo fianco, gli si scagliò contro, gridando mentre si avvicinava minaccioso:

      «Vile maledetto... vile maledetto!»

      Ma prontamente Kamal lo placcò con un braccio attorno al collo quando gli passò a lato.

      «Sta’ calmo!» lo invitò, e dunque fece cenno a Basma e Talal di portarlo sul retro.

      Salman sbuffò, fulminò per l'ultima volta lo straniero e si fece accompagnare dall'altra parte.

      Kamal invece, attore capace com'era, fece un grosso sorriso e aprì le braccia in segno di accoglienza.

      «Benvenuto nella mia povera dimora, mio Signore!»

      «Dove sono finiti i tanto decantati monili di cui mi parlavi ieri?» lo provocò Giordano.

      «Spero nelle mani di gente più degna di me...»

      Al che l'altro, comprendendo che non sarebbe riuscito a smuovere i sensi dell’artigiano, andò al dunque:

      «Quella cosa che dicevi su mio padre... convincimi che in virtù del passato non avrei dovuto far saccheggiare casa tua e io farò in modo di risarcirti il doppio di quanto ti è stato sottratto.»

      Yasir, finora nascosto dietro le guardie, sorrise capendo la scaltrezza del suo signore.

      «In tre mesi riotterrò con le mie sole forze quello che i tuoi uomini mi hanno preso!» rispose quasi spavaldo Kamal, intendendo chiaramente far cuocere il suo interlocutore nel desiderio di sapere la verità riguardo a quella menzione su suo padre.

      Di fronte alle angherie di Giordano un’altra persona avrebbe reagito come aveva fatto Salman, tuttavia Kamal non era un uomo convenzionale; egli intendeva far alzare la posta al nemico che aveva osato fargli così tanto male.

      «I miei uomini hanno trovato delle armi nella vostra abitazione. Sai a cosa va incontro un maomettano che in questi giorni viene trovato in possesso di armi?»

      «Cinque scimitarre, due spade lunghe e dodici pugnali di varia grandezza e foggia...» elencò uno dei soldati.

      Ma Kamal, sorridendo più di quanto non stesse già facendo, contestò:

      «La proibizione concerne il portare armi addosso... e non il custodirle in casa. Sono cimeli di famiglia, riguardo ai quali sarebbe un disonore privarmene.»

      «Ti ripeto... convincimi che in virtù del passato non avrei dovuto mandare i miei uomini in casa tua e farò in modo di farti riavere anche i tuoi cimeli di famiglia.»

      Kamal si lisciò la barba pensieroso e propose:

      «Domani mattina all'alba ti aspetto alle porte di Mahdiyya. Quello che devo raccontarti necessita che tu veda un luogo in particolare.»

      «Se me ne parli subito, entro stasera sarai risarcito di ogni cosa.»

      «Mio Signore, non mi si guasterà la vita