al dito.
«Ti ho mandato un messaggio ieri sera, o meglio, oggi … molto presto.»
«L’ho visto oggi … molto tardi. Pensavo dormissi e non volevo disturbare.»
Sorride con il suo sorriso con le fossette guardando verso la strada, dove passano le auto estranee a questo posto dove noi ci siamo incontrati, il sole brilla un po’ di più.
«Tu non disturbi mai, Joce»
Solo lui mi diceva e mi dice così, e mia madre a volte. Sorrido anch’io.
«Come va la canzone?» decido di cambiare argomento.
«Me lo hai regalato appena ieri sera, dammi un po’ di tempo.»
«Va bene, ti darò il tuo “spazio”» dico mimando le virgolette nell’aria con le dita in modo drammatico.
Sorride di nuovo e osservo il mio dito. Il girasole brilla come Jake, illuminando la mia vita.
I giorni passano, a volte lenti – quando papà e Elena mi stanno intorno, o a volte rapidi, quando sto con Jake. Ma sempre avvicinandosi inevitabilmente al mio compleanno. Davvero odio pensarci. Mamma non sarà più con me per questo giorno.
CAPITOLO 8
«Mamma continua ad essere preoccupata» confessa Jake, interrompendo il nostro silenzio particolare.
Se non abbiamo compiti, saliamo sulla casa sull’albero, lui suona qualche accordo qui e là ed io scrivo con la sua musica come colonna sonora. Ma da un po’ di tempo sento le sue note agitate e so che qualcosa non va.
«Tua madre sta ancora male?»
«Sì, e so che è preoccupata per l’aspetto economico. Non so come ha potuto sprecare del denaro per il portatile per il mio compleanno.»
Davvero non so cosa dire, c’è poco che entrambi possiamo fare o … forse no.
«Forse potresti aiutarla con un po’ di soldi?»
«Soldi da dove?» alza le sopracciglia e allontana le dita dalle corde.
Non sapevo se gli sarebbe piaciuta la mia idea, ma non avevo niente da perdere a provarci.
«Potresti cantare … cantare per la gente.»
«Assolutamente no!» rifiuta quasi immediatamente «Io non canto in pubblico, Joce.»
«Ma potresti. Canti davvero bene e potresti fare un po’ di soldi con questo dono.»
Lui fa di no con la testa guardando la vecchia chitarra che tiene tra le mani.
«Io non canto per le persone, canto solo per me» si ferma imbarazzato per quello che sta per dire «ed ora anche per te.»
«Dovresti provare, pensaci, hai una voce troppo bella per nasconderla» e arrossisco per come mi guarda.
«Ci penserò, d’accordo» concede non molto convinto e reticente ad accettare, ma ho la certezza che alla fine lo farà.
All’improvviso ho un’idea pazza, ma decido di dirgliela in ogni caso.
«Aspetta, ho un’altra idea.»
«Oh, no!» si lamenta Jake.
«Non dire di no prima di sentirla.»
Non so che sguardo mi lancerà ora, ma voglio verificarlo.
«E se fai un’audizione per qualcuno di quei programmi per giovani talenti? Hai 15 anni, puoi farlo.»
«Cosa?! Sei pazza?!»
«Ehi!» mi risento.
«Scusami, non sei pazza, solo che quello che stai dicendo è una pazzia. Non potrei mai farlo.»
All’improvviso sento che mi ha fraintesa, la sua voce riflette una profonda tristezza e non so come rimangiarmi le parole.
«È solo un’idea, non fare così.»
«Hai visto quei programmi, Joce?» annuisco «Dovrei cantare per centinaia di persone sul set e milioni che mi guarderanno alla televisione, ma questa non sarebbe la cosa peggiore …» fa una pausa significativa «la parte peggiore sarebbe vedere che, tra tutte quelle persone, la mia famiglia non c’è.»
Ora capisco tutto. La sua famiglia non lo appoggerebbe mai, perché il signor Johnson non approverebbe mai che uno dei suoi figli partecipasse a qualcosa così banale come un programma televisivo che cerca la prossima star musicale, non sa nemmeno che Jake suona la chitarra, ancora meno che canta. Sua madre non andrebbe mai contro il marito, e su fratello ovviamente sarebbe costretto a schierarsi. Tutte quelle persone avevano le loro famiglie tra il pubblico, orgogliose di loro, lui no, perlomeno non la sua famiglia e credo che ci avesse già pensato prima che io parlassi.
«Io starei lì» sussurro appoggiando la testa sulla sua spalla. «Io appoggerò i tuoi sogni.»
«Lo so …» sorride tristemente.
Restiamo lì appoggiati l’uno all’altra, tenendoci per mano come se fosse il nostro unico salvavita. So che negli ultimi anni per lui non ci sono stata, ma sono anche sicura che a partire da adesso lo appoggerò in ogni strada che vorrà prendere.
«Jake …» sussurro di nuovo e alzo la testa per guardarlo negli occhi «Io sono la tua fan numero uno a partire da adesso.»
«Ci contavo» dice stavolta sorridendo davvero e così so di aver trovato le parole giuste.
«Possiamo anche caricare dei video su Youtube, sai … come Justin Bieber, potresti essere meglio di lui.»
«Stai zitta, Joce» continua a ridere «Semplicemente non sai quando smettere. Ci penserò, va bene? Ma non oggi.»
«Okay» gli faccio l’occhiolino e torniamo alle nostre occupazioni. Lui suona, io scrivo.
Vado bene a scuola, e questo mi lascia del tempo per scrivere di più. Ho già scritto vari racconti e sto terminando il mio primo romanzo. Il mio blog va a meraviglia, scrivo recensioni e condivido i miei racconti con chi vuole leggerli. Ho molti amici blogger, ma pochi a scuola. Davvero non mi sono disturbata a cercare di entrare in qualcuno di questi gruppi e dalla mia piccola lite con Gina non mi si avvicina più nessuno, o meglio, solo Meryl e Jake. Ah, e Bryan perché non ha altra scelta.
Non sono andata al ballo di benvenuto, Jake ha capito che non mi vanno i balli, né Halloween, non ci è andato nemmeno lui anche se gli ho detto che avrebbe dovuto, ha risposto che non gli interessavano. Ho saputo da Meryl che Bryan l’aveva invitata ad andare con lui, ma lei gli ha detto di no, pensando ai genitori, non è entrata nei dettagli ma ho supposto che siano dei bianchi razzisti. Anche se Bryan ed io non andiamo molto d’accordo, questo non ha nulla a che vedere con il colore della sua pelle. Da allora le cose tra loro sono imbarazzanti, dato che Meryl ci è andata con un altro ragazzo e Bryan ha tratto le proprie conclusioni. Lui alla fine aveva trovato con chi andare, ma tra loro l’atmosfera era ancora tesa.
«Bene …» inizio. «La prossima settimana è il mio compleanno e vorrei invitarvi. Verrà mia zia e preparerà il pranzo, se poteste venire sarebbe fantastico, è di sabato.»
«Mi dispiace, ragazza» dice Bryan, mi chiama di nuovo “ragazza”, «ma sarò fuori per una visita di cortesia andrò a casa dei miei nonni.»
«Oh, Jocelyn! Perché il tuo compleanno deve essere proprio in questi giorni!» si lamenta Meryl. «Anche i miei genitori ed io saremo in viaggio, ma ti prometto che appena torno faremo qualcosa tra ragazze.»
«Io ci sarò» mi rassicura Jake, ignorando gli altri e guardando solo me.
«Lo so, grazie.»
E così è stato. Mia zia Kerry arrivò a casa mia con Kevin, non lo vedevo da appena un paio di mesi e lo trovai molto cresciuto. Sapevo che lei non voleva stare in questa casa, ma sapevo anche che mi amava tanto da sopportarlo e anche papà dovette accettarlo. E quando la ringraziai per essere presente nella mia vita, so che