Quanto affermato vuole anche essere il dimostrare il parallelismo tra materia e forma, ovvero quello che malamente fu intesto il materialismo dialettico, a partire dal suo fondatore il quale fu Hegel e non Marx seppure Marx ci vede bene in tale dinamica della dialettica della società e del mezzo di produzione, ovvero in quella dialettica di una organizzazione della produzione che incide sul sociale e sulla costruzione del sociale. Ed anche ciò fa parte dell’essere e non essere della storia che diviene un essere al mondo e un non essere al mondo, ovvero una socialità e una relazione della socialità anche con la materialità che perciò diviene storia, e un non essere al mondo anche come storia espressione di una antisocialità, di un non voler essere al mondo. E fuori dal mondo possono esservi date cose sia metafisiche e soprattutto metafisiche sia reali. Un incidere sulla persona come dialettica del sociale determinativa il costrutto morale soggettivo ci riconduce ad una visione meno passibile di eresia quale quella espressa dalla logica del profitto, ovvero dalla sua condanna. Siamo sempre su un piano cognitivo come quello di un sociale che insegna ad una massa che fare l’attore, fare il politico, fare il filosofo equivale a determinate situazioni, ovvero una rappresentazione incidente su tale ideale egoico del Sé, in cui la rappresentazione individuativa di tale Sé si traduce in un riconoscimento, fino ad arrivare ad un riconoscimento insignificante e non significativo, ovvero il carattere fasullo di tale rappresentazione, il suo dileguare come nella impressione mnemonica, ovvero una logica del profitto che si estende alla immagine e all’uso della immagine a rappresentazione del cotal dottore che non è dottore per essere dottore ma per la immagine del dottore che equivale alla sua consumazione, ovvero alla negazione autoerotica di sé e di quella immagine autoerotica desiderata, desiderata per via della sua relazione al fallo, alla potenza e dunque al fottere e sapete cosa vuol dire fottere nel reale, solo che è un fottere senza essere in grado ed abile a fottere , un fottere finto, e se un fottere è finto anche tutta la propria dinamica del fallo è finta. E’ questo il gioco del rappresentativo quale incidente sull’ideativo di una persona, su una logica distorta, è questo il gioco del materialismo dialettico rispetto cui la dinamica disegnata da Marx si pone in termini differenti ovvero quelli di una alienazione differente coincidente con la ripetitività con l’automatismo che nega l’essere ed afferma il proprio non essere, il nichilismo , ovvero cosa che avviene anche in relazione a tale dinamica della immagine riprodotta sopra ovvero l’affermare di essere dottore senza essere dottore presuppone un sapere di non essere dottore che porta ad una negazione di sé quale dottore che si sa non essere dottore, e la dinamica non è quella universitaria, del circolo in cui viene consegnato il circolo del dottore e dello scienziato, da parte di un sistema del profitto che insegna questo, ovvero la immagine dell’essere dottore senza esserlo, della compravendita di lauree onde essere la immagine del dottore, ovvero onde guadagnare e conoscere tante belle donne o altro. E qui si colloca la dinamica anticapitalistica che si oppone al vendere ovvero che parla di servi ed puttane, nel senso che vi è sempre qualcosa che può non vendersi e una di questa è la capacità. Ma tutto questo che si crea e si determina parte dalle maglie della incidenza della idea su una strutturazione malsana della persone, ovvero parte dal godimento, e dove vi è godimento vi è consumazione e profitto,vi è nichilismo, vi è materialismo dialettico, e magari fosse il nichilismo del tempo, quello reale e non quello fasullo, quello necessario e non quello costruito come nullificazione di tutto, la differenza tra Eraclito e Nietzsche, che viene decostruita nel nichilismo dionisiaco e ricostruita nella logica del superamento od evolutiva. Ovvero per esservi evoluzione deve essere una dinamica della idea della possibilità della evoluzione, ovvero la stessa viene posta dall’essere del possibile come facoltà del tempo, ma affinchè una cosa deve essere possibile deve essere possibile, ovvero possibile per il fatto dell’appartenere ad un definito entro cui tale essere possibile si esplica, e tale definito può essere parimenti una limitazione della possibilità e dunque della forma ideativa e materiale, ma anche nel senso di un materiale del possibile incidente sull’ideativo. Il nichilismo è insito nello stesso essere possibile della forma ideativa e della forma materiale, ovvero nel tempo quale principio di forma che partecipa dello spaziale e dell’ideativo, ed il possibile si inserisce nel tempo ma un possibile per essere possibile deve distruggere l’altro possibile o il preesistente, ovvero lo devo corrodere, lo deve corrompere, e tale è la dinamica del nichilismo quale distruzione e quale corrosione, ovvero la dinamica della potenza quale ripresa
da Jung nell’archetipo di Dio, ovvero nella costruzione archetipica della creazione e della
distruzione, dell’alfa e dell’omega, con tutto il principio dell’essere vano della parola intaccata dal possibile, la dinamica della parola che si consuma, ovvero che non è parola, ma finitezza, ed eventualmente profitto. E tale dinamica del possibile che ci fa capire la levatura di un pensatore quale Albert Camus, e ve ne sono altri di Arabi capaci di insegnare e proferir parola, ovvero se il possibile diviene il reale ciò rende possibile ciò che non è reale, ed in tale condensazione è racchiusa anche la definizione della follia e del suo circuito per quanto riguarda il possibile ideativo, ovvero anche il possibile onnipotente, ovvero parlando nella ottica della rivoluzione e della rivolta, la differenza è data dal fatto che la rivoluzione mira a realizzare il possibile che apre ad un altro possibile che non è l’effettivo reale, e ciò è assurdo oltre il fatto di istituire ciò che si contesta, ovvero questo era Bakunin, ed in ciò è il senso della rivolta nella sua relazione alla autonomia e alla logica nietzschiana, fino a giunge al possibile ideativo e all’assurdità della assenza di familiarità che si estende dal politico al sociale, ovvero in ciò si sostanzia la filosofia dell’assurdo, e la sua ribellione è la rivolta, quella romantica, quella solitaria, quella quotidiana , quella assurda. E questo è il rapporto tra la materia e la forma ideativa, basata sulla necessità di una separazione ed anche Hegel parla di apparenza, ma la apparenza è un qualcosa differente dall’essere dell’oggetto e del soggetto, ed ad apparire può essere qualunque cosa anche quella che diluita nel tempo contraddice se stessa e ciò non è contraddizione proprio per via della mediazione della diluizione del tempo, ovvero essa è Legge, come anche Legge del significante, quale rappresentativo attorno ad un buco, ad un NebenMensch che non è solo quello del folle che si ferma alla fase orale o a quella anteriore alla orale, ma anche quella di qualunque persona normale posta di fronte alla essenza di un buco, divoratore, di una mancanza, di una assenza di conoscenza e di una paura della conoscenza, ovvero incidente sull’Ideale dell’Io senza alcuna possibilità di soluzione tranne la congruità della persona con tale fattualità da cui vuole fuggire, rispetto cui tale voler fuggire sostanzia la patologia ad un livello religioso e psichiatrico.
L’idea che mi propongo è portare alla luce, in quanto sottesa ad ogni discorso sulla materia ,e quindi connotante la materialità, ma anche il procedimento di elaborazione razionale ,che potrebbe essere considerato specchio o riflesso della diversificazione della materia ,o molteplicità esteriore, portare alla luce l’importanza e la necessità della distinzione, quale reale possibilità di estrinsecazione della realtà, quale diversificazione, ed inoltre per quanto possibile ricostruire le modalità con cui essa opera ,sia esternamente ,come diversificazione della materia, e quindi oggettivamente e fisicamente ,sia come molteplicità di sensazioni, che confluiscono a determinare il senso interno ,originando la attività razionale ,che si esplica attraverso la molteplicità delle idee ,costituenti in una dinamica circolare il riflesso e la conseguenza della percezione del dato materiale, a cui deve essere attribuita la sua importanza ,senza scadere nella pura e semplicistica esaltazione del materialismo meccanicistico. Preciso che distinguere potrebbe significare dividere il tinguere, secondo leggi di significazione, ovvero dividere metaforicamente il colore, e ciò ha un aspetto distruttivo ed onnipotente dei quali si è parlato. La scissione tra la percezione del dato materiale e la genesi della idea costituiscono il contatto da cui deriva la opposizione tra trascendenza materialistica e trascendenza metafisica. La prima caratterizza e fissa il fluire e il contatto che è il punto determinante tale oscillazione dello spirito tra materia e psiche ,mentre la seconda potrebbe assurgere a denominazione di logica non sillogistica, e non materialistica. La definizione non sillogistica serve a sottolineare la necessità del distacco da qualsiasi legame materiale onde individuarla . La distinzione trova conferma nella definizione materiale ,e nella volontà ,che l’istinto di conservazione pone,