Domenico Petrilli

Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.


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percezione esterna ,e tattile, spazio esterno- io , ovvero deriva dall’essere l’io una parte o unità, conseguenza dello stimolo e della sua azione, ma tale ultima affermazione è confutabile, e in ciò sta il carattere del suo carattere innato. Legata alla quantità è la categoria della relazione, che Hegel traduce attribuendole una connotazione matematica in rapporto con la proporzione. Ma la categoria acquisisce con ciò le caratteristiche della fisicità ,decentrando una considerazione ideale dell’idealismo hegeliano, seppur dal materialismo stesso lo spirito hegeliano parte, secondo un ottica condivisa. Quella del rapporto è l’unica categoria hegeliana che rivela la considerazione che Hegel attribuisce allo spazio esterno, e tranne le appropriazioni eventuali dell’Ich bin Ich, sostenute però da Schelling e riprese da Marx e dalla dialettica del materialismo, ed è l’unica categoria possibile in una logica assonante alle sue teorizzazioni sulla fusione degli opposti, o logica degli opposti, sempre marxista, applicate usualmente e esclusivamente alla sua logica, che diviene a-logica per il suo essere il contesto della totalità ideale e materiale, ovvero per essere il contesto di x e non x, secondo uno spirito, ovvero un modo di vedere, per la cui esenzione della follia, risulta ancora una volta dialettico, come Jung indovinava ed applicate quindi alle sue statuizioni sull’apparire sia pur oggettivo della soggettività da lui scissa nel conflitto- dipendenza- relazione- diluizione coscienza-autocoscienza, l’interno- oggetto e il materialismo dialettico in psicoanalisi. La categoria della relazione invece scelta da Kant appare più assonante al presunto carattere innato di tale concetto della rappresentazione ideale. Di tutte va detto che fra tutte la categoria della esistenza è la primordiale ,e differente da tutte, in quanto è quella che pone attraverso l’istinto di conservazione l’Io andando con ciò oltre la filosofia consueta. Sembra dunque che invece le categorie della quantità e della relazione derivino dal contatto, in un senso non idealistico, ma tale contatto vi è comunque, ed il rapporto è sempre una relazione di termini, ovvero si può presumere che con il rapporto Hegel dicesse altro. La relazione potrebbe interpretarsi come quel flusso che pone in contatto sia la molteplicità ideale scissa da Hegel ,la relazione come categoria che non si occupa della funzione ma della struttura, ovvero molteplicità ideale pluralizzata da Freud e Jung con il concetto di plurideterminismo, e sia la fenomenologia dell’operare fisico inteso come caratteristico sia della presenza di una materia che opera ,o è plasmata , e sia le modalità operative strutturali e funzionali con cui la materia si diversifica che sembrerebbero rientrare nella esatta costruzione classificatoria hegeliana di rapporto, in un senso non puro, ovvero puro se si guarda al materialismo dialettico e demarcandone e sottolineandone con ciò la forte composizione numerica, in un senso matematico e dunque puro , ovvero kantiano, ovvero nell’esplicitarsi della quantità visto che la materia diversificandosi in piccola e grande, pone una quantità numerica , o spaziale, di misurazione, da cui deriva equilibrio e conflitto, e quindi di nuovo la stessa terminologia rapporto. Di qui la necessità dell’assoggettamento della fisica alla matematica, che è connaturale alla capacità di esplicitare la filosofia, visto che il linguaggio esprime un rapporto dei termini ,da cui ne deriva la significatività. Donde a ragione si potrebbe considerare che il linguaggio sia una potenzialità significativa, al pari della rappresentazione della cosa che muovendosi comunica e trasmette sensazioni tattili , uditivi, sensoriali che prescindono dal contatto tattile e sensorio stesso, ovvero che si basano sul sentimento di cui tali sensazioni rappresentano l’evoluzione di una tipologia primordiale sentimentale i cui attributi si esplicitano nel campo presumibilmente tattile, olfattivo e uditivo, ma non visivo, ovvero visivo per via di relazione e parliamo di tipologia primordiale sentimentale. Sembra quasi che l’esercizio della vista prescinda dalle qualità sensibili , ovvero nel senso di porsi differentemente ,essendo la rappresentazione delle deformazioni prodotte dalla materia ,ma non solo sugli organi di percezione. Di qui la importanza di esami accurati dell’esplicitarsi delle visioni nei sogni, la cui esistenza

       dimostra prima di tutto la necessità della loro derivazione non dalla materia, ovvero per lo meno una autonomia ed il fatto che la vista possa prescindere dalla visuale della materia per concentrarsi in una prospettiva ideale che non esclude una possibilità di comunicazione sia pure interno- esterno che esce da canoni, basandosi sulla impressione che il contatto non solo con la materia genera, aprendo la prospettiva ad una analisi più accurata del procedimento di elaborazione razionale cui annettiamo l’esistenza dell’inconscio, ovvero la vista pone una ricostruzione associativa basata sul concetto di contingenza temporale (spazio intercorrente tra un ricordo ed un altro) e dunque, spaziale. Quest’ultimo concetto è fisico e quindi organico e noi ci azzardiamo a proporlo con la sollecitazione a studiare le reali possibilità di estrinsecazione del cervello ,visto che stante la sua esistenza deve necessariamente esprimersi in una organicità che ha le sue dinamiche ,che ne attengono la essenza occulta. La psicofisica fechneriana rappresenta una giusta intuizione. Il lettore mi scuserà per i rinvii ma sono necessari stante la necessità etica di muoversi per essere giusti creatori di idee condivise in un ottica di rispetto per ciò che è stato scritto, sebbene la commistione delle mie affermazioni e affermazioni di altri autori presenti il rischio di presentare il mio pensiero come una derivazione. Che sia una derivazione da qualcosa è fuori dubbio ,ma che porti la necessità che presuntuosamente mi attribuisco di rivedere talune posizioni per migliorare, oltre che il progresso filosofico, anche quello scientifico ,nella sua scissione in fisico e psicologico ,inteso, tale ultimo, come interno al Sé che io richiamo solo indirettamente per occuparmi di ulteriori aspetti , riguarda questioni relative a tali termini di classificazione e indagine in altri luoghi. La equiparazione della geometria alla forma, e quindi la logica della grandezza e della relazione tra grandezze ,e non solo, implica una attribuzione di tale facoltà anche alla ragione e quindi critico Kant per aver ristretto il ruolo della ragione al solo imperativo categorico, seppure rettamente vi fa rientrare il sublime, anche come grandezza, ma bisogna dire che la sua analisi o meglio la sua sintesi fu strutturale e non funzionale, ovvero che l’inizio della psicologia si ha con il passaggio dallo strutturale al funzionale, ovvero dalla grandezza della forma alla sua piccolezza, anche importante in quanto ci si può perdere in piccolezze, ed ancora per aver ristretto la collocazione delle categorie al solo intelletto declassificando e depauperando la ragione nelle dialettiche dello scetticismo, in quanto il contatto tra ragione e intelletto è necessario ,e la razionalità pura che Kant ha ricercato risiede nella ragione e nell’intelletto, secondo un continuum non esaminato, e forse non desiderato, ovvero avendo di mira prima di tutto Legge e Comandamento a livello della ragione, e dunque l’irrazionalità ripresa e secondo Kierkegaard che la esaminò nella disperazione. Ammetto comunque tale scissione con ciò postulando la necessità della scissione della attività organica che opera nella generazione della idea, in un ottica che non è funzionale, ma strutturale , ovvero che non considera l’idea oggetto ma la struttura ed ha di mira l’armonizzarsi e combaciare di premessa e conseguenza si ma con ciò determinando la associazione che si determina nella pluralità ideale, la quale potrebbe essere rappresentata analogamente alla categoria di contatto, che esprime la coincidenza spaziale, che quindi determina la necessaria posizione, anche come conseguenza dei tessuti organici ,che presiedono a tale suddivisione del procedimento di elaborazione razionale, e questa è anche essa realtà, come dimostra la medicina già ai tempi di Lurjia e Pavlov. La scissione o distinzione è necessaria non solo alla esplicitazione figurativa, in quanto poggiante sul colore che differenzia interno ed esterno. Analisi del colore sulla vista e sue conseguenze, ossia rapporto tra visibile oggettivo e visibile soggettivo del quale ultimo un esempio si esplica nei sogni , le tracce mnesiche e il loro ruolo a prescindere dalla materia. E’ una derivazione della visione della materia la visione che configura in termini la visione ideale dei sogni o la vista può prescindere dalla materia? Lo schiudersi di questa domanda dovrebbe portarci successivamente ad una analisi delle modalità comunicative dell’inconscio sul conscio, visto che ,secondo gli studi e le tesi ,l’inconscio si esprime nella simbologia, che Jung racchiude in quanto appassionato di genetica nella simbologia collettiva, abbracciando presumibilmente e a differenza di Freud una visione non solo genetica , ovvero neuro-organica dell’inconscio. Se le immagini che l’inconscio sintetizza in simboli rappresentano una derivazione della simbologia di un inconscio collettivo lo stesso risiederebbe al nostro esterno, ovvero sarebbero trasmesse, ma dovrebbero avere una sede non trasmissiva e su cui la trasmissione genetica poggia, nonostante la modalità comunicativa genetica di tale atavico inconscio, che riaffiorerebbe in forma conscia attraverso le associazioni elaborative del pensiero ,che si esercita attraverso il procedimento di