Domenico Petrilli

Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.


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in virtù di tale specificazione dell’istinto di conservazione con la pulsione di scienza, la quale è una specificazione rispetto al carattere triplice di pulsione ad essere, o conservativa, pulsione sessuale, o riproduttivo – conservativa, e pulsione del non essere o morte, fattori che ricorrono attraverso la modulazione linguistica in appagamento, distruzione dell’essere del concetto in favore del suo essere stesso, ed essere che annulla il non essere con l’essere che distrugge l’essere, in una formula pienamente eraclitea, fino al controllo della percezione-coscienza- accesso alla motilità. Da tutte tali premesse si coglie la necessità- incombenza della ragione per accedere alla realtà divina, come teorizzato da Hegel,(si ricordi anche che tale volontà umana di ricerca di Dio attraverso la ragione era bandita dalla Chiesa che attraverso i tribunali dell’inquisizione inizialmente edificati per combattere le eresie bruciava i libri, oggetto della

       conoscenza per via della relazione logica del peccato e del suo radicamento nella volontà di essere)

       che si pone in contrasto con l’altro principio biblico del divieto di cibarsi del frutto della conoscenza. Su ciò si fondavano le ragioni che legittimavano e stavano alla base delle azioni dell’Inquisizione. Ne deriva una equiparazione della stregoneria e dell’esperimento di arti magiche nei termini di conoscenza del maligno, ovvero ,da un lato, Baudelaire e Nietzsche, il paradiso artificiale e il dionisiaco, ovvero la futilità del conoscere e lo scetticismo, in quanto l’ obiettivo delle Sacre Scritture alla base delle interpretazioni della Chiesa esplicate si conformano alle origini della sua teologia attuale ,si conformano ,dicevamo, alla conoscenza, come principio che è bandito in virtù di una prospettiva di ricongiungimento a Dio e allo status quo ante attraverso la redenzione, e ciò per tutto il discorso della cacciata, ovvero per la tesi del ritorno allo status quo ante, tesi legittima. L’atteggiamento della Chiesa riguardo la conoscenza e l’esame idealistico operato dai filosofi della conoscenza è stato e fu oscurantistico ,ed esercitato attraverso un potere consolidato di porre la censura nei limiti di determinati confini. Tali strumenti sono attualmente usati nelle dinamiche del potere, e sia del potere temporale che secolare la cui aggettivazione svela e disvela un desiderio onnipotente perché la temporalità e la secolarità appartengono a Qualcosa rispetto cui non è legittimo asserire ed aggettivare. Si potrebbe delineare l’atteggiamento della Chiesa riguardo le origini del crimine perpetrato attraverso la gestione del sapere al quale la gente può o non può avere accesso restandone influenzata, determinata, determinabile e sottomessa. Le origini della sottomissione derivano dalla variazione delle condizioni di accesso agli strumenti culturali, e di derivazione e strumentalità culturale, come internet, la cui caratteristica ,dal punto di vista mediatico, e la sua interattività ,ossia il rapportarsi ad esso da parte dell’utente nell’ottica del soggetto attivo che richiede la informazione ,comprende anche il ruolo di quell’utente passivo che la recepisce, ovvero instilla una onnipotenza-completezza, una passività- attività fuorviante. Riguardo alla possibilità di congiungersi con la trascendenza a Dio attraverso il pensiero va analizzato il fatto che come detto ne rappresentiamo una derivazione in funzione dell’idea di parto, ovvero il parto riguarda la stessa immagine dell’uomo che si separa da Dio ma non per condannarlo ma per esistere, fattore che ci lega e non ci slega da Lui. Un’altra via di necessità è l’adesione al cuore inteso come fede immediata di Jacobi che deve comunque essere ribadita nonostante il contrasto a Jacobi che esprimeva Hegel avverso le sue teorie nella Scienza della logica. In tali termini, ovvero della assenza di conoscenza, comunque ineliminabile come assenza-mancanza , e nella attività- passività, si colgono gli aspetti che potrebbero aver portato alla venerazione o paura del fuoco , ad esempio, elemento attivo e sublime, se non fosse per la sua associazione teologica e per il suo colore rosso ,che ci riporta ad un differente ruolo del genetico, in cui un fattore genetico che mi torna in mente è la impressionabilità, ovvero un carattere negativo, a livello dell’immaginativo e del teologico, e fattori quelli della assenza di conoscenza che derivano da un errato procedere della ragione unito al sentimento di paura che un primo contatto con ciò che ci nuoce o potrebbe essere atto a nuocerci producono, ovvero essendo ciò a livello conservativo, empirico la cui unica possibilità di fronte a tale fuoco è o la alimentazione passiva o contemplazione o il bruciare anticonservativo, come il bruciare ogni possibilità di conoscenza, ovvero altrimenti il bruciare noi stessi , e siamo sempre in chiave teologico- psicologica fino a concludere con l’opposto e l’al di là del bene e del male dato dalla contemplazione, ovvero dalla distanza e dalla vicinanza nel sapere e nella volizione , distanza-vicinanza rispetto al male e al bene, il male radicale e l’imperativo categorico. Ho aperto una pagina di poco intendimento ma rimane l’assunto verificabile della paura della passività per l’uomo e non per la donna, in modo paradossalmente non speculare, in quanto la donna è passiva seppur occorre sempre verificare un orientamento di passività e attività come dialettica, direbbe , Freud, e rimane l’assunto della impressionabilità e della passività conseguente alla impressionabilità che è sempre passività e dolore, parlando del termine in generale, e ciò fino al sublime, al mostruoso, al contemplativo, ovvero alla idea di Dio, per dirla in termini kantiani anche nella contemplazione del peccato e del mostruoso secondo un insegnamento di un Padre della Chiesa. Si vuole con ciò anche ribadire che l’attività razionale potrebbe non prescindere dall’attività sensibile, in opposizione. E tendo a sottolineare che tale affermazione, ovvero la articolazione esistenziale, non entra in contrasto con le precedenti perché tale articolazione ha sede in un altrove del volitivo, ovvero non è oppositiva ma confermativa ed in cui si evince solo che per giungere a congiungersi ed ad aver percezione e quindi conoscenza di Dio due sono le vie percorribili: o la fede immediata che porta ad una adesione altrettanto immediata all’imperativo categorico kantiano o la via della ragione prospettata da Hegel che necessariamente e successivamente porta ad un necessario congiungimento delle vie percorse in chiave platonica. Mentre la prospettiva kantiana si scinde da quella platonica, che è invece ripresa da Hegel, e

       addirittura si lega a quella socratica, cui noi aderiamo, rappresentata dalla tesi che afferma la coincidenza di virtù e conoscenza ,in quanto pone l’imperativo categorico come un qualcosa di dato, che in virtù di questo essere dato si scinde dalla temporalità per essere temporale nella sua realizzazione, ovvero nella sintesi di imperativo e circostanza temporale. Tale rilievo è una evoluzione della scissione, e della conseguente e relativa autonomia della idea ,che va a costituire l’Iper - Uranio platonico applicato in chiave moralistica, ed in tal senso si scinde da Platone essendo qualcosa di altro e per di più puro. Per cui in Kant e in relazione a Kant va considerata da un lato il legame tra reminiscenza, ossia recupero dell’idea che costituisce l’imperativo categorico ,e dall’altro lo scindersi di tale idea, che ne determina una staticità ,che si colloca al di là del tempo, che deve essere analizzato anche in relazione alla tesi esposta sulla stasi trascendentale in termini idealistici, ciò in quanto andando per generali ogni trascendenza reca seco il germe della teologia perché significa andare al di là. La tesi relativa alla possibile derivazione della fede dalla paura del fuoco reca seco comunque la possibilità che un attività razionale pura non sia possibile, in quanto ammettendo la stessa ,rappresenterebbe pur sempre una derivazione sensibile nella nostra esistenza materiale, ovvero nel senso che ciò che è strutturale è strutturale perché la struttura deve essere ferma nella sua relazione per essere struttura, ovvero deve essere a priori, e tale critica muove dalla constatazione del non potersi prescindere dalla materia o spazialità materiale rispetto a quanto sopra affermato sulla ragion pura e la sensazione, la cui risposta è che essa è rappresentazione della sensazione. Implicazioni relativi a scissioni della struttura della idea dal dato della materia come esemplificate stante il ragionamento svolto nella ragion pura kantiana, quello della sintesi, che si pone attraverso la enucleazione delle categorie porta seco che nella scissione della idea della materia si fonda l’Iper uranio mentre l’immanenza aristotelica poggia sulla opposizione-attrattiva interno ed esterno, ovvero sulla relazione alla immanenza precisando dunque che non è esclusa la autonomia della idea per cui o si nega, come fa Nietzsche tutto ciò che non è materia, o tale autonomia ,che nella sua autonomia ci dischiude il suo essere nella sua autonomia, diviene trascendente, ed anche ciò rimane un antinomia ma scientifica. Di qui la presenza nella formazione di scuola hegeliana di elementi aristotelici e platonici. Dalle tesi su esposte si evince che l’esistenza della attività razionale pura è indubitabile tranne che per l’aspetto della sua autonomia, spingendo al massimo, ovvero per quanto riguarda quella autonomia che ne consente la sopravvivenza in assenza