Joey Gianvincenzi

Le Regole Del Paradiso


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in avanti il piccolo fermo per sbloccare l’arnese. Spinse ancora di più quel piccolo pezzettino di plastica nero che si trovava al centro del taglierino e fece uscire circa sette centimetri di lama. La mano prese a tremare più velocemente. Cercò di non farci caso: tenendo saldamente l’arnese, tolse la parte iniziale del guanto che copriva il polso sinistro. Ora quel delicato tratto di carne bianca era ben visibile. Avvicinando la lama alle vene poteva immaginarsi la scena, ma mai il dolore che avrebbe provato, la reazione del padre quando gli sarebbe giunta la notizia e in quanto tempo, dopo il fatale taglio, sarebbe morta.

      Era questione di attimi. Di secondi. Bastava che il cervello inviasse il comando alla mano di fare pressione sul polso per poi strattonare all’indietro quel maledetto taglierino e tutto sarebbe finito. Lo strinse talmente forte da sentire dolore alle dita. Cominciò a sudare e nella mano avvertiva come un blocco che le impediva di eseguire il gesto. Forse non lo voleva davvero, forse era tutta una messa in scena e non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Forse avrebbe lasciato che il taglierino le cadesse dalla mano e sarebbe corsa a casa continuando a vivere la sua vita disastrata e magari aspettare passivamente un motivo per cui vivere.

      Sarebbe bastato un attimo di più e forse avrebbe potuto ancora cambiare il destino, ma il peso di quegli anni era talmente insopportabile da farle crollare ogni speranza di sorreggere l’idea più straordinaria che le poteva giungere alla mente in quel momento: aspettare un domani migliore.

      A denti stretti pronunciò le ultime parole.

      â€œMamma, arrivo”.

      Con uno scatto, la lama fece attrito sulle sue vene a una velocità incredibile.

      Dal polso iniziò a zampillare sangue.

      * * *

      Luce.

      Fu questa la prima cosa che Jane, aprendo gli occhi, vide. Era la luce del paradiso, ormai era morta e finalmente il viaggio si era concluso. Adesso doveva farsi forza per alzarsi dalla superficie morbida sulla quale si trovava e andare a cercare sua madre. Avrebbe incontrato anche Dio? Stava forse scoprendo il grande segreto che nessun essere umano era mai stato in grado di svelare con certezza?

      D’improvviso un insieme di voci si sovrapposero l’una con l’altra e Jane aprì definitivamente gli occhi avvertendo un forte dolore alla testa.

      Guardò avanti a sé e si accorse di alcune persone che camminavano.

      Non era il paradiso, ma un ospedale.

      Inizialmente non capì perché fosse finita lì ma poi, vedendosi la fascia intorno al polso, i ricordi si fecero man mano più nitidi. Nonostante ciò, sia fisicamente che psicologicamente si sentiva abbastanza bene. Era solo un po’ stordita. In quell’istante entrò una dottoressa.

      â€œMi scusi” esordì debolmente Jane.

      â€œTi serve qualcosa?” domandò lei premurosa. Era una donna sulla cinquantina, con i capelli grigio chiaro.

      â€œMi chiamo Jane Madison e… volevo sapere…”

      â€œHai subito un grave taglio al polso mia cara, ti abbiamo trovata sul retro dell’ospedale, seduta sui gradini. Ricordi come ti sei fatta male?”

      Jane fece mente locale ma, oltre quello che era successo al parco, non ricordò minimamente di essersi seduta sui gradini dell’ospedale che portavano all’entrata secondaria.

      â€œNo, mi dispiace”.

      La dottoressa controllò la flebo.

      â€œQuando potrò uscire? Dovrò rimanere tutta la notte?”

      â€œNon avendo nessun documento non sapevamo se fossi maggiorenne o meno, ma un infermiere ti ha riconosciuta e ha chiamato tuo padre. Sai, sono amici di vecchia data” spiegò la dottoressa.

      La ragazza chiuse istintivamente gli occhi e si maledisse.

      â€œDottoressa, il fatto è che mio padre non…”

      â€œEra di rientro dalle feste natalizie. Sta arrivando” concluse. La donna sorrise e uscì dalla stanza dopo che un’infermiera la chiamò.

      Nel giro di qualche minuto Gary arrivò.

      Jane si alzò dal suo letto grazie anche all’aiuto della dottoressa che, mentre le porgeva il braccio come sostegno, si accertava continuamente del suo stato di salute. Facendo un passo per volta, Jane sentiva che il mal di testa era diminuito parecchio rispetto al suo risveglio.

      La dottoressa prese in mano il giacchetto di Jane sporco di sangue.

      â€œMi dispiace che tu debba rimetterti questo” disse porgendoglielo delicatamente. La ragazza quando vide le chiazze rosse inorridì. Ancora doveva realizzare di essere viva.

      â€œSua figlia è stata veramente fortunata. Se non fosse venuta all’ospedale in tempo, non voglio neanche immaginare cosa le sarebbe potuto accadere” spiegò alla bestia che non la finiva di guardare male la figlia. Ancora una volta si era messa nei guai e lui era costretto a vestire i panni del bravo genitore.

      â€œPurtroppo queste brutte cose succedono. L’importante ora è che sia tutto a posto”.

      Con la mano lurida di falso affetto le scompigliò i capelli.

      â€œOvviamente. L’unica cosa che non riesco ancora a capire è come abbia fatto a raggiungere l’ospedale senza che nessuno l’aiutasse”.

      Entrambi si girarono verso Jane per ricevere risposta.

      â€œMi sono fatta male qui vicino, ecco perché ce l’ho fatta. Solo all’ultimo, come ha detto lei dottoressa, mi sono seduta sui gradini dell’ospedale. Non è stato nient’altro che un forte giramento di testa” disse lei sorridendo.

      Gary sorrise debolmente, ma era chiaro che si trovava spaesato e non sapeva come reagire.

      â€œAspetta un momento, adesso che ci penso tu avevi una specie di bandana stretta al polso” disse la dottoressa socchiudendo gli occhi per ricordare meglio.

      â€œCome hai fatto ad applicarla così bene sulla ferita? Era stretta al punto giusto e ha bloccato l’emorragia: se non lo avessi fatto subito dopo l’incidente avresti perso troppo sangue e saresti svenuta perdendo i sensi. C’era il rischio che tu…”

      â€œÃˆ stato il nostro Signore” disse Jane per tagliare corto.

      Gary, dopo quell’affermazione, prese la figlia per un braccio e se ne andò senza neanche salutare la dottoressa che, perplessa, rimase al centro della sala d’aspetto a fissare i due che si allontanavano.

      * * *

      â€œNon saprei dirti se avessi potuto farti più stupida di così. Mi spieghi come cazzo hai fatto a finire in quell’ospedale di merda?”

      Jane guardava fuori dal finestrino e sentiva pulsare leggermente il polso ferito.

      â€œMi sono fatta male”.

      Gary la guardò per un attimo.

      â€œMi prendi per il culo? Si era capito che non ci fossi andata per farti una messa in piega, Jane!”

      â€œEro uscita a farmi una passeggiata, ho sbattuto il polso e mi sono fatta male”.

      â€œBella spiegazione, complimenti”.

      Forse quella fu la conversazione più normale avuta con il padre in tutta la sua vita. Nonostante avesse torto le piaceva conversare con lui senza essere attaccata con parolacce e insulti tanto da farla piangere.

      â€œTu, comunque sia, per una settimana, te ne stai a casa così non combini altri guai”.

      La