commercio dei panni di altre città italiane; F. Franceschi, Oltre il «Tumulto». I lavoratori fiorentini dell’Arte della Lana fra Tre e Quattrocento, Firenze, 1993; id., «Istituzioni e attività economica a Firenze» cit. Per Padova: S. Collodo, «Signore e mercanti: storia di un’alleanza», in Ead., Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova, 1990, pp. 329-403; e in riferimento all’intera regione Ead., Società e istituzioni in area veneta. Itinerari di ricerca (secoli XII-XV), Firenze, 1999, pp. 69-92. Per Milano, Bergamo e altre città lombarde: P. Mainoni, Economia e politica nella Lombardia medievale. Da Bergamo a Milano fra XIII e XV secolo, Cavallermaggiore, 1994, pp. 13-91. Per Verona e Vicenza: Demo, «L’anima della città» cit. Per Pisa: Poloni, «Nec compelli possit effici civis pisanus» cit.
21 G. Pinto, «Manifatture rurali, attività mercantili e mobilità sociale nei piccoli centri dell’Italia comunale (secoli XIV-XV)», in La mobilità sociale nel Medioevo italiano. Competenze, conoscenze e saperi tra professioni e ruoli sociali (secc. XII-XV), a cura di L. Tanzini e S. Tognetti, Roma, 2016, pp. 103-127, alle pp. 115-120.
22 Come Torno, nel Comasco, Gandino nelle Prealpi bergamasche, Legnago nel Veronese, Radicondoli nel Volterrano, Montefortino alle falde dei monti Sibillini, Leonessa nel Reatino, ecc., che producevano panni che andavano oltre i mercati locali (Cfr. Pinto, «Manifatture rurali» cit., con i relativi rimandi bibliografici).
23 Cfr. su ciò G. Pinto, Città e spazi economici nell’Italia comunale, Bologna, 1996, pp. 39-63, a p. 63 la citazione (tratta da una fonte genovese).
24 Passo citato in Collodo, «Signore e mercanti: storia di un’alleanza» cit., pp. 332-333.
25 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di G. Porta, volume terzo, Parma, 1991, libro XII, cap. 94, p. 199.
26 Cfr. le considerazioni in proposito di Hoshino, L’arte della lana in Firenze cit., pp. 194-206 e successivamente quelle, equilibrate, di Franco Franceschi, Oltre il «Tumulto» cit., p. 6, dove scrive che le cifre del cronista «allo stato attuale degli studi non sono state pienamente verificate né definitivamente smentite».
27 Sulla manifattura laniera senese cfr. S. Tortoli, «Per la storia della produzione laniera a Siena nel Trecento e nei primi anni del Quattrocento», Bullettino senese di storia patria, LXXXII-LXXXIII, 1975-1976, pp. 220-238.
28 Poloni, «Nec compelli possit effici civis pisanus» cit., pp. 255-256.
29 Vedi sopra alle note 7 e 8; e inoltre Collodo, Società e istituzioni in area veneta cit., pp. 77-81.
30 G. Fabiani, Ascoli nel Quattrocento, vol. I, Ascoli Piceno, 1958, p. 306; id., Ascoli nel Cinquecento, vol. I, Ascoli Piceno, 1957, pp. 42-47.
31 A. Sapori, «I beni del commercio internazionale», in id., Studi di storia economica (secoli XIII-XIV-XV), Terza ed. accresciuta, Firenze, 1955, vol. I, pp. 535-575; Munro, «I panni di lana» cit.
32 Cfr. d esempio A. Sapori, Una compagnia di Calimala ai primi del Trecento, Firenze, 1932.
33 Si vedano i saggi dedicati all’Italia in La lana come materia prima cit. e, in particolare sulle importazioni dalle varie parti del Mediterraneo e dall’Inghilterra F. Melis, «La lana della Spagna mediterranea e della Barberia occidentale nei secoli XIV-XV» (pp. 241-251) con una carta degli itinerari delle lane destinate alle manifatture italiane.
34 Sulla preparazione e la circolazione dei prodotti utilizzati nel processo manifatturiero la bibliografia è vastissima. Ci limitiamo a ricordare F. Borlandi, «Note per la storia della produzione e del commercio di una materia prima. Il guado nel Medio Evo», in Studi in onore di Gino Luzzatto, Milano, 1950, I, pp. 297-324; F. Melis, Aspetti della vita economica medievale. (Studi nell’Archivio Datini di Prato), 1962, pp. 545-548; G. Pinto, Firenze medievale e dintorni, Roma, 2016, pp. 84-85 (guado); M. Moroni, «Produzione e commercio del sapone nel Mediterraneo tra basso medioevo ed età moderna», in Produzioni e commerci nelle province dello Stato pontificio. Imprenditori, mercanti reti (secoli XIV-XVI), a cura di E. Di Stefano, Narni, 2013 (Quaderni di «Proposte e ricerche», 38), pp. 140-156; Ch. M. de La Roncière, Prix et salaires à Florence au XIVe siècle, 1280-1380, Roma, 1982, p. 544 (nel 1347 l’Arte della lana importa a Firenze oltre 200 tonnellate d’olio); infine i saggi di D. Boisseuil, I. Ait, F. Franceschi, E. Basso, D. Igual nel fascicolo tematico «Le monopole de l’alun pontifical à la fin du Moyen Âge», «Mélanges de l’École française de Rome–Moyen Âge», 126, 1, 2014.
35 Cfr. F. Franceschi, «Mobilità sociale e manifatture urbane nell’Italia centro-settentrionale dei secoli XIII-XV», in La mobilità sociale nel Medioevo italiano cit., pp. 77-101, in particolare a p. 100; Pinto, «Manifatture rurali, attività mercantili e mobilità sociale» cit.; S. Tognetti, «La mobilità sociale in Italia (secoli XIV-XVI)», Archivio storico italiano, CLXXV, 2017, pp. 119-150.
36 A Siena erano concessi all’Arte della lana vari privilegi, tra i quali quello di poter inviare propri ambasciatori in altre città (Tortoli, «Per la storia della produzione laniera» cit., p. 235). A Firenze l’Arte aveva piena facoltà legislativa nell’ambito delle proprie ampie competenze, disponeva di propri tribunali e si serviva di un «ufficiale forestiero» per fare rispettare le norme e applicare le pene (Franceschi, «Istituzioni e attività economica a Firenze» cit., pp. 82-86; N. Rodolico, Il popolo minuto. Note di storia fiorentina, 1343-1378, nuova ed., Firenze, 1968, p. 17 e sgg.; V. Rutenburg, Popolo e movimenti popolari nell’Italia del ‘300 e ‘400, trad. it., Bologna, 1971, pp. 60-64, con riferimenti pure ad altre realtà urbane). Anche a Padova, a partire almeno dal 1361, l’Arte della lana disponeva di un proprio foro (Collodo, «Signore e mercanti: storia di un’alleanza» cit., p. 342).
37 Ad esempio a Firenze l’Arte della lana sovrintendeva all’Opera della cattedrale di Santa Maria del Fiore (C. Guasti, Santa Maria del Fiore. La costruzione della chiesa e del campanile, Firenze, 1887 (ed. anast., Bologna, 1974), pp. XLII-XLV.
38 Villani, Nuova cronica cit., XII, 94, p. 199: «del detto ovraggio viveano più di XXX m. persone».
39 La somma di 400 mila fiorini d’oro corrisponde, grosso modo, al salario medio annuo (30 fiorini) di circa 13 mila lavoratori sottoposti, in genere con famiglia