a braccio, ma con differenze tra i diversi tipi di panno. Tutt’altro discorso per gli statuti corporativi: cfr. ad esempio Statuti dell’Arte della lana di Prato cit., pp. 65-66, dove si fissano (1321) i compensi massimi dei tessitori; P. Rasi - E. Rossi, Statuta scholarum artis et laborantium lanae civitatis Feltri, Milano, 1943, pp. 74, 78, dove si stabiliscono le retribuzioni massime di tessitori, follatori e garzatori (1420 circa). Sulla regolamentazione dei salari a partire dalla metà del XIV secolo cfr. G. Pinto, «Congiuntura economica, conflitti sociali, rivolte», in Rivolte urbane e rivolte contadine nell’Europa del Trecento. Un confronto, a cura di M. Bourin, G. Cherubini, G. Pinto, Firenze, 2008, pp. 337-349, alle pp. 347-349.
67 Zanazzo, L’arte della lana in Vicenza cit., pp. 104, 299-300. Il provvedimento tuttavia non passò facilmente dal momento che si dice che su di esso «plurimum fuit disputatum».
68 Cfr. ad esempio Franceschi, Oltre il «Tumulto» cit., pp. 280-285.
69 F. Careri, «Il “Presto ai Quattro Pavoni”: dal libro-giornale di Isacco da San Miniato (1473-75)», Archivio storico italiano, CLIX, 2001, pp. 395-421: p. 408 e sgg.
70 Così a Firenze in occasione delle carestie del 1329, 1340 e 1347, con la motivazione che a causa degli alti prezzi del grano «extenuate sunt divitie singulorum et precipue pauperum et miserabilium personarum, ita quod non possunt ad presens suis respondere creditoribus»: G. Pinto, Il Libro del Biadaiolo. Carestie e annona a Firenze dalla metà del ‘200 al 1348, Firenze, 1978, pp. 147-148. Provvedimenti simili sono attestati anche nella Firenze del ‘500: Fanfani, Storia del lavoro in Italia cit., p. 375, delibera del 1562 a favore dei tessitori.
71 Pinto, Il lavoro, la povertà, l’assistenza cit., pp. 156-158.
72 Pinto, Il Libro del Biadaiolo cit., p. 124.
73 Naturalmente si tratta di un fenomeno non solo italiano. L’intervento delle autorità pubbliche per disciplinare e incrementare la produzione laniera (e più in generale tessile) è comune a molte realtà politiche europee del tempo, come mostrano molti dei saggi raccolti in Produzione, commercio e consumo dei panni di lana cit., ai quali, in relazione a Valencia, merita aggiungere J. Bordes García, Desarrollo industrial textil y artesanado en Valencia de la conquista a la crisis (1238-1350), Universitat de València, Facultat de Geografia i Història, Tesis doctoral dirigida por Paulino Iradiel e Enrique Cruselles, Valencia, 2003, pp. 162, 646-658 (Ordinanza del 1311), e per l’intera area catalana-aragonese, G. Navarro Espinach, «La política del desarrollo de las manufacturas textiles en la Corona de Aragón», in Il governo dell’economia. Italia e Peniscola iberica nel basso Medioevo, a cura di L. Tanzini e S. Tognetti, Roma, 2014, pp. 285-308. Per altro il tema della manifattura tessile ritorna spesso nella produzione scientifica di Paulino Iradiel –sia in riferimento alla penisola iberica, sia con considerazioni di carattere generale e di metodo– a partire dalla monografia Evolución de la industria textil castellana en los siglos XIII-XVI. Factores de desarollo, organización y costes de la producción manufacturera en Cuenca, Salamanca, 1974.
74 A. Stella, «Ciompi… gens de la plus baisse condition… crasseux et dépenaillés»: désigner, inférioriser, exclure», in Le petit peuple dans l’Occident médiéval. Terminologies, perceptions, réalités, a cura di P. Boglioni, R. Delort e C. Gauvard, Paris, 2002, pp. 145-152.
75 De La Roncière, «Pauvres et pauvretè à Florence» cit., pp. 685-691; R. De Roover, «Labour conditions in Florence around 1400: theory, policy and reality», in Florentine Studies cit., pp. 277-313, alle pp. 282-286.
76 Passo citato in B. Geremek, «Il pauperismo nell’età preindustriale (secoli XIV-X-VIII)», in Storia d’Italia, volume quinto, I documenti, I, Torino, 1973, pp. 667-698, a p. 683. È interessante ricordare che Antonino fu tra i promotori della compagnia dei «Buonuomini di San Martino», che aveva il compito di assistere i cosiddetti ‘poveri vergognosi’, soprattutto artigiani caduti in miseria, tra i quali numerosi erano i tessitori: si veda M. Fubini Leuzzi, «L’arcivescovo e la città. I Buonomini di San Martino», in Antonino Pierozzi. La figura e l’opera di un santo arcivescovo nell’Europa del Quattrocento, a cura di L. Cinelli e M. P. Paoli, Firenze, 2012 (Memorie Domenicane, 129, 2012, pp. 141-166, alle pp. 149-152).
77 Sul tema del ‘bene comune’ nelle città medievali gli studi si sono moltiplicati negli ultimi anni: ci limitiamo a ricordare i saggi raccolti nei volumi De Bono Comuni. The Discourse and Practise of the Common Good in the European city (XIIIth-XVIth c.). Discours et pratique du Bien Commun dans les villes d’Europe (XIIIe-XVIe siècle), É. Lecuppre-Desjar-din et A. L. Van Bruaene éd, Turnhout, Brepols, 2010; Il bene comune: forme di governo e gerarchie sociali nel basso Medioevo, Atti del Convegno di Todi, 9-12 ottobre 2011, Spoleto, 2012.
78 Vedi sopra la nota 67.
79 Cfr. A. Spicciani, Capitale e interesse tra mercatura e povertà nei teologi e canonisti dei secoli XIII-XV, Roma, 1990, pp. 121, 147 (nota 15).
80 Sul tema della concezione del lavoro come strumento contro il pauperismo esiste un’ampia letteratura. Si veda in generale L. Dal Pane, Storia del lavoro in Italia dagli inizi del secolo XVIII al 1815, Milano, 1958, pp. 316-317; G. Procacci, Governare la povertà. La società liberale e la nascita della questione sociale, Bologna, 1998, pp. 95-103 e passim; Forme di povertà e innovazioni istituzionali in Italia dal Medioevo a oggi, a cura di V. Zamagni, Bologna, 2000 (in particolare il saggio di Claudio Bargelli, pp. 403-418, che fa riferimento alle considerazioni di Ludovico Antonio Muratori); e per alcuni casi particolari M. Carmona, «La Toscane face à la crise de l’industrie lanière: techniques et mentalités economiques aux XVIe et XVIIe siècles», in Produzione, commercio e consumo dei panni di lana cit., pp. 151-168, alle pp. 157-159; Fanfani, Storia del lavoro in Italia cit., pp. 114-115, 120; e i saggi di D. Lombardi e L. Cajani in Timore e carità. I poveri nell’Italia moderna, a cura di G. Politi, M. Rosa, F. Della Peruta, Cremona, 1982.
81 Oltre ai lavori citati alla nota 73 si veda il contributo, ancora assai utile, di E. Carus-Wilson, «L’industria laniera», in Storia economica Cambridge, volume secondo, Commercio e industria nel Medioevo, a cura di M. M. Postan e P. Mathias, ed. italiana a cura di V. Castronovo, Tornio, 1982, pp. 397-481.
LES METIERS AU TRAVAIL:
VENISE A LA FIN DU MOYEN AGE
Élisabeth Crouzet-Pavan Sorbonne Université faculté des lettres
Que produit-on dans la Venise médiévale ou renaissante? Que dire du monde du travail dans cette métropole? Les traits distinctifs