Barrili Anton Giulio

L'undecimo comandamento: Romanzo


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quindi entrai nella sala del capitolo, che ha i sedili torno torno, come al tempo dei frati Camaldolesi, con la giunta di certi scaffali nel mezzo, per le riviste scientifiche, letterarie ed artistiche di tutte le parti d'Europa. Dal medaglione della vôlta, san Bruno benedice ogni cosa. —

      IV

      La società raccolta intorno al duca di Francavilla s'era fatta seria, a mano a mano che egli procedeva nella sua narrazione.

      – È una rinunzia al mondo, senza uscire dal mondo; – osservò il più sentenzioso tra tutti i sottoprefetti del regno.

      – Così la intendono difatti; – ripigliò il duca di Francavilla. – Ho veduto finalmente il priore; un uomo sui trentacinque, o giù di lì; bruno di capegli, di fattezze regolari con due occhioni intelligenti che prendono risalto dalla bianchezza del viso. Anch'egli porta la tunica color tabacco, ma dallo scollo gli escono fuori i solini della camicia, che rompono la monotonia del vestiario, e porta in capo una berretta di velluto, tagliata artisticamente, sulla foggia del Cinquecento. Mi accolse benissimo, quantunque gli occhi indagatori tradissero un'ombra di sospetto. Gli raccontai sinceramente chi fossi, perchè mi trovassi a Castelnuovo e, pel momento, lassù. Egli allora ad interrogarmi sulle caverne, sugli scavi, e sulla profondità de' miei studi, che è poca davvero. Si vedeva chiara l'intenzione di darmi l'esame; ma io feci mostra di non avvedermi di nulla e gli sciorinai tutta la mia povera scienza. Ebbi la fortuna di entrargli in grazia; il suo volto si rasserenò e la sua lingua si sciolse. – "Voi ci guadagnate la mano; – mi disse; – anche noi volevamo intraprendere qualche ricerca di questo genere; perchè qui, nel convento di San Bruno, si vuol bastare a molte cose e fare un piccolo mondo per noi." – "Non c'è il grande?" osservai. – "Grande, sì, – mi rispose, – ma noioso troppo, con le sue invidie, co' suoi rancori, e con tutte l'altre malinconie che guastano ogni cosa. Nessuno può viverci a modo suo; e questo sarebbe il meno male; – soggiunse con aria benevola; – ma il guaio è questo, che nessuno può adoperarsi per gli altri, senza esserne pagato di mala moneta. Faccia il mondo i fatti suoi e ci viva dentro chi vuole; noi, tirati in disparte, avremo tutto il buono del mondo, e respingeremo il cattivo." – "Incominciando dalle donne?" osai domandargli.

      – Ah, ci siamo! – gridarono le signore. – E che cosa le ha risposto?

      – Rimase a tutta prima in silenzio, guardandomi fisso. Veramente, m'ero spinto un po' troppo. Ma la mia aria non era d'uomo che avesse gettato là un frizzo per dar noia al proprio interlocutore, bensì di un uomo che amava illuminarsi nella discussione. E il priore lo intese, poichè, fatto un sorriso malinconico e data una crollatina di testa, mi rispose… Aspettino, signore mie, vorrei ricordarmi con precisione di tutto. Un ragionamento così bello!..

      – Via, per farcelo parere più bello, questo benedetto discorso, non ce lo faccia aspettar troppo; – gridarono le dame, con quel tono di familiare autorità, che dimostrava il conto in cui era tenuto il personaggio.

      – Pazienza, lo ripeterò male; ma non sarà colpa mia; – ripigliò il duca di Francavilla. – "Signore, mi disse il frate, non è così che l'intendiamo noi altri. La nostra comunità non ha ufficio di odiare le donne. Esse non entrano nel nostro credo, non fanno parte del nostro ideale, ecco tutto. Si odiano forse i diamanti, per la semplice ragione che non si portano in dito?"

      – Ha detto questo, il priore? – domandò la signora Morselli.

      – Per l'appunto, signora, e m'è sembrato abbastanza gentile. Non pare anche a lei?

      – Sì, per un uomo che sfugge le donne, non c'è male. Continui, la prego.

      – Questa, dissi io, è l'opinione della comunità; ma personalmente, quale concetto si formano delle donne? – "Signore mio, personalmente si sfuggono; si sono sfuggite. Ognuno di noi è venuto qua con la seconda vocazione. Si meraviglia di questa mia distinzione? Pure è naturalissima. Ogni uomo ha due vocazioni, nella sua gioventù. La prima, che è vera o falsa, senza che a tutta prima si possa discernere; donde vengono i tardi pentimenti, le smanie e le lunghe agonie del chiostro. Sant'Antonio, romito volontario nella Tebaide, raccolto da mane a sera nelle sue sante meditazioni, vedeva ad ogni tratto il demonio che assumeva tutte le forme de' suoi desiderii soffocati e delle sue ambizioni represse. Santa Teresa sofferse indicibili tormenti, rimpianse più volte il suo voto, e l'ardente misticismo della sua vita e le cagioni della sua morte provarono qual grande sacrificio avesse fatto, e certamente superiore alle sue forze. Non è da fidarsi della prima vocazione. Perciò, la società moderna fa bene a sopprimere, in quel modo che può, tutti gli ordini monastici, fondati sulla indissolubilità d'un voto pronunziato prima del tempo. La seconda vocazione è vera, perchè essa càpita all'uomo esperto nelle battaglie della vita, ed egli vi si abbandona con piena cognizione di causa. Non mi dicano male di questa vocazione e non muovano guerra a' suoi legittimi affetti; lascino a tutti i cuori feriti, a tutte le anime deluse, il loro rifugio nella solitudine, il loro conforto nella pace di un fraterno ritrovo." – "Come è vero!" gridai. La mia esclamazione gli piacque, poichè egli continuò, infervorandosi: – "Voi dunque lo vedete, o signore, ci siamo raccolti in parecchi, tutti colpiti dai medesimi disinganni. Eravamo tre, da principio, come la prima compagnia di san Bruno, e ci eravamo affratellati nei nostri dolori. Non già i dolori dei vent'anni, che son passeggeri come i nembi di primavera; bensì i dolori dei trenta, che hanno una radice più profonda e si nutrono nell'amara esperienza del mondo." – "Scusate, – interruppi, – voi qui parlate dei dolori che reca all'uomo un affetto infelice; ma l'uomo non vive soltanto per l'amore; c'è l'ambizione, potente diversivo; c'è il desiderio di esser utile al suo simile. La politica, per esempio…" – Non mi lasciò finire. E per quanto io m'immagini di far dispiacere al nostro ottimo signor sottoprefetto…

      – Dica pure, dica pure! – rispose il cavalier Tiraquelli, a cui era dedicata quella sospensione rettorica.

      – Sì, – ripigliò il duca di Francavilla, – a giudizio del mio interlocutore la politica e il desiderio di adoperarsi a pro' del suo simile, sono altrettante afflizioni di spirito. – "È vero, – mi rispose, – ad una certa età l'uomo incomincia a sentire questi filantropici stimoli, d'esser consigliere comunale, deputato, amministratore d'opere pie, membro d'un consiglio agrario, capitano della guardia nazionale…"

      – Signor Prospero, – disse il sottoprefetto, interrompendo, non senza un perchè, il duca di Francavilla, – questa è per noi.

      – Anzi, tutta per me; – replicò il signor Prospero. – Ma io non me ne lagno. Continui, signor duca, continui. —

      Il duca di Francavilla rimase a tutta prima un po' sconcertato; ma intese benissimo che il sottoprefetto voleva offrirgli un appiglio a correggere con le sue note il discorso del priore di San Bruno.

      – Non son io che parlo, è il priore; – disse egli; —relata refero, e ambasciatore non porta pena. Non è vero, signor Gentili?

      – Gliel ho già detto; continui. Capitano della guardia nazionale lo ero così poco, che il giudizio di questo priore dei matti non potrebbe neanche risguardarmi. Del resto, io non sono un ambizioso pentito, – soggiunse con amabile ipocrisia il signor Prospero, – e senza mestieri di farmi frate.

      – Torno dunque con animo tranquillo al priore di San Bruno; – ripigliò il duca di Francavilla. – "Appunto nella politica, diceva egli, toccano all'uomo le delusioni peggiori. Che cos'è la politica, e in genere la passione dell'uomo per la cosa pubblica? Per gli uni è soddisfazione di vanità personale, o giuoco d'interesse; per gli altri uno sfogo d'amor patrio, sentimento nobilissimo tra tutti. Lascio i primi, che non meritano neanche la nostra indignazione, e bado solamente ai secondi. Che conforto è il loro? Che onesta soddisfazione derivano dal tempo e dall'ingegno che sprecano e dalle amarezze che ingoiano? La persuasione di aver fatto opera inutile, oltre che sospetta. E allora vi domando io, con che animo consigliare ad un galantuomo di star saldo nel suo ufficio di palo, che non arresta nulla, e sarà egli stesso travolto? Avete osservata mai, – soggiunse il priore, – la corrente d'un fiume, in un giorno di piena? Rami, tronchi d'alberi, quanto è caduto sotto il gorgo invasore, va via rapidamente a fior d'acqua. Un ramo, un fuscello, quel che volete, lentamente si allontana dalla via