Barrili Anton Giulio

L'undecimo comandamento: Romanzo


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tornano al mezzo, per essere travolti dall'onda; altri se ne allontanano sempre più, e riescono ad afferrare il punto in cui l'acqua, risospinta dalla piena, si ristagna, offrendo a quei rami, a quei fuscellini, un rifugio, un asilo. Io ho sempre pensato che quei fuscellini possiedano un'anima, la coscienza e la volontà di non essere travolti dalla corrente." – "Scusate, – interruppi, – ma l'acqua stagnante è limacciosa, solo la corrente è limpida." – "Volete dire che il mio paragone non corre? – ripigliò il priore, sorridendo. – Sia pure; rivoltatelo, fate che il torbido sia nel mezzo della corrente e il limpido sui lati. Oppure, non vedete nel paragone che il tumulto e la calma." —

      – Caspiterina, che sfarzo di ragionamento, per dirle che hanno seguito il rumores fuge di Catone e che odiano il mondo! – esclamò il ricevitore del registro.

      – No, mio signore; – rispose il duca di Francavilla; – non odiano il mondo, a rigore di termini. Anche su questo capitolo, come su quello delle donne, ci hanno le loro idee capricciose. – "Il mondo non è brutto, – mi diceva per l'appunto il priore; – il crederlo tale è un errore di coloro che hanno già la mania suicida nel sangue. Il mondo è quello che è, un complesso di bene e di male, con sovrabbondanza di male o di bene, secondo gli umori e la condizione di chi giudica. In ogni sua parte, il mondo può offrire qualche allegrezza, o qualche consolazione, come può offrirne la vita, in ogni classe sociale. L'uomo di senno, in qualunque condizione egli sia, a qualunque classe appartenga, misura il pro e il contro della sua partecipazione, non già con gli occhi dell'egoista, che bada a sè, ma con quelli del generoso, che vuol fare tutto ciò che è utile altrui. E lo fa, all'occorrenza, non badando a speranze di premio, nè guastandosi il sangue, se le trova fallaci; lo fa, sopratutto, perchè giova al suo simile, e solamente nel caso in cui egli è persuaso di giovare. Tra tutte le fatiche una sola è grave, l'inutile. E l'uomo, governandosi in quella guisa, senza sdegno, senza debolezze, senza vani rimpianti, cerca di mettere al sicuro la sua parte di felicità. Non vedete Cincinnato, che coltiva i suoi campi, e prima e dopo i ripetuti onori del consolato, della dittatura e dello interregno? Scipione Africano è inescusabile davvero, perchè va troppo tardi a digerire nella quiete di Literno gli amari bocconi che gli hanno fatto inghiottire i suoi concittadini. Se ci fosse andato prima, non lo avrebbero trovato superbo, nè arrogante, e non gli avrebbero dato del ladro, o poco meno, come fecero, con molto accanimento, in pubblica assemblea; ed egli, educando fiori in riva al suo lago, esule volontario e benevolo, non sarebbe morto arrabbiato." – Così parlò, signore mie, il priore di San Bruno, con molta bontà e senza quel tono cattedratico, che io, compendiando le sue parole, ho dovuto dare al discorso.

      – Confessi, signor duca, – osservò la sottoprefetessa, – ch'Ella è innamorato del discorso ed anche dell'oratore.

      – Sì, non lo nego, ho trovato del buono nell'uno e nell'altro. E poi, quella cortese accoglienza del refettorio, mi ha messo di buon umore, mi ha fatto parer grazioso, tollerabile, anche quel branco di matti.

      – Saluteremo dunque un nuovo frate di San Bruno? – domandò la signora Morselli.

      – Se parla per me, non credo; – rispose il duca. – Ho ben altre idee per il capo!

      – E ben altri uffici l'aspettano nel mondo; – aggiunse gravemente il sottoprefetto, dando un'occhiata al signor Prospero, commendatore di là da venire.

      – Non ho ambizione, – rispose modestamente il duca; – ma siccome il mondo non mi ha fatto nulla, e non ho ragione di fuggire il bel sesso, che mi è tanto cortese della sua attenzione in questo momento, io non mi farò frate, lo giuro. Dico soltanto che anche lassù, per qualche settimana, ci si potrebbe vivere. È intenzione di quei frati di avere nel loro convento ogni cosa necessaria, ed anche molte delle superflue, che pure aiutano tanto ad abbellire la vita e a coltivare lo spirito. A farla breve, si foggiano un piccolo mondo nel grande, e ci si chiudono dentro.

      – E dal grande, – chiese il sottoprefetto, col suo solito acume, – non filtrerà nulla di gramo nel piccolo?

      – Sostengono di no, cavaliere mio. La loro teorica, come ho avuto l'onore di dirle, è fondata sulla serietà della seconda vocazione. Uomini provati alle battaglie e infastiditi dalle vanità della vita, si ritirano al deserto, non portando altro con sè che il desiderio della pace. Quali ambizioni minute potrebbero turbarli nel loro ritiro, se hanno rinunziato alle grandi? L'Ariosto ha collocata la discordia in un convento di frati. Ma questi hanno giurato di non volercela a nessun patto. Per dare il buon esempio, il priore, a mala pena saranno arrivati i cinque nuovi compagni che si aspettano, convocherà il capitolo, per rassegnare la sua dignità, accettata pro tempore e nel solo intento di dare indirizzo al suo ordine.

      – Ed è un bel giovane, questo priore? – domandò la signora Morselli.

      – Tanto simpatico; – rispose il duca.

      – E in che modo s'è ridotto lassù? Che disinganni ha potuto avere?

      – Signora mia, glie l'avrei chiesto volentieri, ma ho avuto paura di passare per un curioso. Lassù non amano i curiosi, e ho dovuto tenermi la voglia in petto.

      – E gli altri frati, come sono?

      – Belli e brutti, giovani e maturi; ce n'è per tutti i gusti.

      – Oh, stiano pure da sè; – gridò la signora Morselli. – Nessuna donna vorrà piangere la loro fuga dal mondo. Quantunque, – soggiunse, – bisognerebbe trovare il modo di farli pentire. Questo loro proponimento mi pare una sfida bella e buona, e Lei, signor cavaliere, dovrebbe raccoglierla.

      – Ci penserò; – disse il sottoprefetto, con accento solenne. – Qualche cosa si potrà fare certamente. Perchè infine, Ella ha ragione, signora; qui c'è un principio di mal esempio. Nessuno può sottrarsi agli obblighi della convivenza sociale; è cànone di filosofia civile. Siamo tutti operai, del pensiero o del braccio. Una società bene costituita non può ammettere queste diserzioni, e un savio governo dee volgere tutta la sua autorità a rimediarci. Questi tentativi di ribellione alla legge morale, anche non espressamente vietati dal codice, vogliono essere repressi, con quel diritto che emana dallo spirito, se non dalla lettera del codice. L'uomo che si apparta è come il lavorante che si arresta, ritardando col fatto suo il compimento dell'opera comune. Sventura ai popoli in cui s'infiltra questo male del ritirarsi in disparte, poichè allora la decadenza incomincia! Abbandonare le vie del consorzio benevolo, per pochi o molti dolori che se ne temano, è un rinunziare anticipatamente all'onore e al frutto delle utili iniziative, in cui c'è campo per tutte le operosità; un rinnegare la saviezza vigilante del governo, che tutto vede, punisce e premia quando occorre, ed ha balsami anche per la virtù male ricompensata. Questa, almeno, – conchiuse il sottoprefetto di Castelnuovo Bedonia, – è la mia opinione. – E si concentrò gloriosamente nel vuoto sonoro delle sue frasi, lasciando che i suoi uditori argomentassero, da quel piccolo saggio, con quante chiacchiere si governi il mondo.

      V

      Arrivato a questo punto della mia narrazione mi par di sentire il lettore che esclama: – Un nuovo ordine monastico nel secolo decimonono! E, quel che è peggio, senza l'accompagnamento dello scopo religioso! nel solo intento di appartarsi dal mondo! Eh via!

      Lettore umanissimo, e perchè no? Siamo davanti ad un caso strano, lo capisco. Ma il secolo decimonono, in riga di pazzie, va forse celebrato come la perla dei secoli? O non ne ha già fatte fin d'ora più di tutti i suoi riveritissimi predecessori? Vedete l'Icaria di Cabet, il Falanstero di Saint-Simon, il mormonismo, lo spiritismo, il comunismo, il nichilismo, e tanti altri tentativi di cataclismo. Io non voglio certamente paragonare tutta questa grazia di Dio con un povero convento di matti; mi fermo, anzi, a stabilire come esso sia il meno spiccato, il più innocente, il più roseo, tra tanti bei saggi della incontentabilità umana; i quali, germogliati all'ombra delle patrie leggi e fiorenti al sole della libertà…

      Ma qui m'accorgo di metter mano ad una retorica, sulla quale il sottoprefetto di Castelnuovo Bedonia potrebbe vantare il diritto della priorità. Prior in tempore, potior in jure; lasciamo dunque la retorica al degnissimo cavalier Tiraquelli, e ripigliamo il filo del nostro racconto.

      Il monastero di San Bruno aspettava