la schiatta di Kahtân; e nella prima i Koreisciti innanzi le altre tribù; e la casa di Hascem innanzi tutt'altra dei Koreisciti; senza eccezione, a favor del principe, il quale fattisi mostrare i ruoli che aveano steso, e trovandovisi il primo, “Non questo, disse, non questo io vi comandava: mettete Omar là dove Iddio l'ha messo.” Così la sua e le altre famiglie koreiscite preser grado secondo la consanguineità che legavale a quella del Profeta; il rimanente delle tribù e parentele di Adnân, secondo l'anteriorità nel professare l'islamismo; e lo stesso nelle tribù di Kahtân. Tutti parteciparono delle entrate pubbliche, patrimonio comune dei Musulmani, secondo i precetti di Maometto, che poi rimasero lettera morta ne' libri di dritto, ma rigorosamente osservaronsi in quei primi tempi in una società democratica e piena di fervore religioso. Inoltre è da considerare che sotto i califfi Abbassidi, e fors'anco prima sotto gli Omeiadi, noverandosi la popolazione musulmana a milioni, e sendo sparsa su la metà del mondo conosciuto, i divani divennero necessariamente ruoli di milizie e di impiegati, retribuiti più o meno a piacer del padrone. Ma sotto Omar, potendo tuttavia contarsi i Musulmani a migliaia, tutti Arabi e soldati dell'islâm o famiglie de' soldati, il precetto con men difficoltà mandossi ad esecuzione. Ognuno ebbe dunque in sorte una provvisione sul tesoro pubblico, ma disuguale, variando la somma in ragion composta del merito religioso, e dei bisogni e valore di ciascuno. Alle vedove del Profeta, madri dei Credenti, come le chiamavano, diè Omar dodicimila o diecimila dirhem144 all'anno; settemila ne toccò Abbâs zio di Maometto; cinquemila ciascun fuggitivo della Mecca che avesse combattuto alla giornata di Bedr, la prima vinta da' Musulmani; quattromila il rimanente dei soldati di Bedr; e scendeasi gradatamente secondo l'anzianità nel servigio militare, con la sola eccezione che si ragionava sempre la quota del cavaliere più che quella del fante, e davasi un caposoldo ai più valorosi. Quanto agli uomini di Kahtân che sì virtuosamente combatteano allora in Siria, ebbero, come meno anziani in islamismo, duemila, mille, cinquecento, e fino a trecento dirhem. Alle donne furono assegnate pensioni proporzionali a quelle dei capi di lor famiglie, da cinquecento dirhem che n'ebbero quelle de' guerrieri di Bedr, infino a dugento. Alle altre donne e a tutti i fanciulli, e infine anco ai lattanti, cento dirhem. Gli schiavi non furono esclusi. Omar non volle per sè che il parco mantenimento suo e della famiglia: domandollo ai cittadini con dir che un tempo avea fatto il mercatante, ma avea dovuto smettere per amor dei negozii pubblici; e ottenuta la provvisione, fieramente si adirò una volta che gli amici tramarono di accrescergliela. Ma verso gli altri fu prodigo sì che non lasciò mai un obolo nel tesoro; e consigliato di serbar qualche somma per lo avvenire: “No” rispose; “sarebbe una tentazione pei miei successori.” Il valsente delle pensioni si diè ai poveri in derrate, ritraendosi che nelle alte regioni dell'Arabia centrale fu dispensata da principio una porzione di vittovaglie a ciascuno; poi due misure di farina ogni mese, quanto Omar avea ragionato il bisogno d'un uomo, facendo nudrire sessanta poveri per certo spazio di tempo. Crescendo alfine la liberalità del governo, e la delicatezza d'un popolo che pochi anni innanzi s'era cibato ed or è tornato a cibarsi di datteri e cavallette, si diè pane in luogo di farina; poi del pane condito con olio; poi vi si aggiunse un pezzo di cacio; poi si fornirono due pasti al dì: mattina e sera.145 Così fatti particolari non mi sono sembrati indegni della storia, nè sì minuti che non meritassero luogo in un abbozzo di quadro generale, perchè valgon meglio che i giudizii degli scrittori a mostrare il súbito e maraviglioso mutamento della società arabica in quel tempo, e la prima forma che prese. Fu democrazia sociale come oggi si direbbe, la quale forma ben rispondeva ai principii fondamentali dell'islamismo: uguaglianza, e fratellanza. E si vide, con esempio avventuratamente raro nel mondo, un popolo re nudrito per tutti i deserti dell'Arabia a spese dei vinti, come l'altro popolo re l'era stato entro le mura di Roma.
Pur nascea, come ognuno se ne accorge, insieme con la novella società una gerarchia di merito civile e religioso e una disuguale partecipazione nei comodi della repubblica; le quali condizioni cominciarono a costituire nuov'ordine di ottimati, naturalmente opposto all'antica nobiltà. Omar, tra per necessità e disegno, diè un altro crollo all'antica nobiltà, mutando alquanto le associazioni per la guarentigia del sangue, prima base della società arabica; poichè volle che si tenessero per mallevadori, akila come diceano gli Arabi, non più gli uomini di una medesima parentela esclusivamente, ma gli ascritti nel medesimo divano, i quali erano ormai diversi dai primi, quando parte di molte tribù era rimasa in patria, l'altra stanziava con l'esercito nei paesi vinti, e spesso componeasi d'uomini raggranellati di varie genti.
Nondimeno l'elemento primitivo della società arabica trionfò del silenzio di Maometto e dei divani di Omar. Impossibil era di spezzare a un tratto gli antichissimi legami delle parentele; impossibile di condurre gli Arabi alla guerra altrimenti che per tribù; impossibile di dar loro capi appartenenti ad altre famiglie, fuorchè il condottiero supremo dell'esercito. Le brigate dunque, i reggimenti, i battaglioni, le compagnie, a modo nostro di dire, rimasero ordinate per parentele con poche eccezioni; capitanaronle gli antichi nobili: e tra sì rapidi conquisti il bottino accrebbe l'avere delle famiglie; i convertiti stranieri ne accrebbero il numero, ponendosi sotto la protezione degli uomini di maggior séguito, e divenendo clienti, o come gli Arabi diceano, maula. Così la nobiltà crescendo di potenza per cagion della guerra, più prestamente che non diminuisse per l'ordinamento delle pensioni d'Omar, ruppe, poco appresso la costui morte, il freno della legge. L'antagonismo delle schiatte aiutò il movimento; poichè i figli di Kahtân rifatti guerrieri e prevalenti di numero nell'esercito di Siria, non vollero restar da meno nel grado sociale e nella distribuzione dei premii. Fu offerta loro la occasione da M'oâwia capo della casa Omeiade, il quale capitanava quell'esercito e per comunanza di sangue e d'interessi trovava partigiani tra l'antica nobiltà della schiatta di Adnân, mentre l'ambizione lo piegava a favorire la rivale stirpe di Kahtân. Di cotesti elementi nacque una fazione che contese il poter dello Stato alla famiglia ed a' compagni del Profeta, che è a dire al novello ordine di ottimati religiosi. Cominciò la lotta in corte appo Othman, che fu ucciso dai nuovi ottimati, perch'ei favoriva la parte di Mo'âwia. Esaltato da loro Alî, gli Omeiadi vennero alle armi; trionfarono degli avversarii che erano divisi tra loro per le pretensioni della casa d'Alî; e così fu reso ereditario il principato in casa Omeiade. Cotesta rivoluzione scompose l'ordinamento degli ottimati religiosi, e in breve tempo li ridusse a meri dottori in legge; dal quale grado inferiore dopo due secoli tentarono di risorgere i discepoli loro. Da un'altra mano mentre combattean le due aristocrazie, la democrazia surse impetuosa contro di entrambe, ma penò tre secoli a vincere e non potè usar la vittoria. Io terrò discorso a luogo più opportuno di cotesti partigiani della ragione contro l'autorità religiosa e politica. Similmente aspetterò che occorra negli avvenimenti la influenza politica dei giuristi, per descriverne i motivi e i limiti. Per ora basti all'argomento nostro di notare le tre divisioni ch'erano nate nella società musulmana, le quali tendeano all'aristocrazia religiosa, all'aristocrazia militare, e alla democrazia; mentre il principato correva in fretta verso la tirannide.
L'autorità dei primi successori di Maometto, sendo quella medesima del Profeta, senza la profezia, restò molto indeterminata. Solamente si sentiva alla grossa, che i Musulmani non apparteneano ad alcun uomo, ancorchè dovessero ubbidire a un capo per lo comun bene spirituale e temporale: cioè che componeano una repubblica sotto un supremo magistrato che tenesse insieme del pontefice e del capo di tribù. Questa par sia stata la mente di Abu-Bekr e di Omar, quando, lasciate da canto le appellazioni degli antichi re arabi e stranieri, si chiamarono con nuovi nomi, l'uno Khalîfa (ch'è a dir successore) dell'Apostol di Dio, e l'altro anco Emir-el-Mumenîn, ossia Comandator dei Credenti. Elettivo, come s'è detto, il califo, vivea frugale quanto i più poveri Musulmani, del proprio o di uno stipendiuccio; senza lista civile; senza fasto; senza guardie: arringava il popolo; sopportava paziente le rimostranze degli infimi come dei grandi; consultavasi d'ogni provvedimento con gli altri compagni del Profeta, depositarii dei detti di quello, e però di tutte le scintille dell'eterna sapienza, che non fosse piaciuto a Dio di manifestar nel Corano. Così praticossi per dodici anni dalla morte di Maometto a quella di Omar, tra que' primi fervori del movimento religioso e nazionale: e molti savii ordini si fecero fuorchè designare i limiti legali di un potere esercitato con tanta civil modestia. Ma quando tal dichiarazione fu consigliata dalle divisioni che cominciavano ad agitare la repubblica; quando gli elettori deputati da Omar moribondo proposero patti fondamentali ad Alî, e, vedendoli rigettare da lui, esaltarono al