Mario Micolucci

Il Dono Del Reietto


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la pazienza, getta la maschera! Impostore!»

      Djeek si toccò il viso interdetto. «Non voglio che tu esaurisca la pazienza, ma io non porto alcuna maschera, la mia faccia è proprio così!»

      Fagorn, sconsolato, accennò a sbattere la fronte sul muro. «Cosa ho fatto per meritarmi questo?»

      «Voilà! Fatto. C'erano una mezza dozzina di guardie, ma erano troppo concentrate sui dadi ed è stato alquanto facile eluderle.» Silenziosissimo, Giro era già tornato e gongolava con aria soddisfatta. Poi, aggiunse: «Fortunatamente, ho recuperato anche i miei abiti di ricambio.»

      Infatti, aveva anche trovato il tempo di cambiarsi. Indossava un'ampia giacca blu dai lunghi lembi, con sontuosi risvolti e con bottoni d'avorio; sotto di essa faceva mostra di sé un'opulenta camicia bianca riccamente plissettata e ricamata. A quadri bianchi e blu erano, anche, i pantaloni. «Questi, forse, sono tuoi» disse porgendo a Fagorn una veste arancione e due anelli. Uno incastonava un rubino, l'altro un topazio giallo.

      «Non hai trovato nient'altro?» indagò l'uomo.

      «Invero, ho trovato questa strana collana priva di valore» disse il cavian sfilandosela di tasca.

      Fagorn gliela strappò di mano e se la infilò con una smorfia. Era di corda e come pendaglio aveva semplicemente un piccolo legnetto cavo usurato dal tempo.

      «Ora, con un'adeguata traccia di salnitro creerò detonazione alquanto precisa. Essa permetterà di aprire una falla sul pavimento.» Poi, con sguardo serio e determinato, fissò i compagni e aggiunse: «L'esplosione, farà alquanto rumore e per questo motivo, ho già chiuso l'accesso alla prigione sabotando la serratura. Ciò li fermerà per alcuni minuti durante i quali non sapranno cosa è successo. Una volta dentro, faremo crollare l'accesso al tunnel, però potrebbe essere plausibile che sappiano dove esso rechi e ci aspettino dall'altra parte: quindi, dovremo raggiungere l'uscita assai rapidamente.»

      Fagorn pose una mano sulla testa di Djeek e stringendogliela, forse con troppa forza, obiettò: «Io ho una soluzione migliore: se convinciamo questo pulcioso a collaborare, potremmo aprire una falla molto più silenziosamente e potremmo andarcene contando sul fatto che prima del cambio di guardia, nessuno scenderà qui sotto a controllare.»

      Djeek si massaggiò il cranio indolenzito. «Io voglio collaborare ma non posso! Io non so nulla di elementalismo: fino a poche settimane fa vivevo a Grande Palude e cacciavo animaletti, poi ho trovato il bastone che fa le magie.»

      Le vene del collo di Fagorn, ormai, pulsavano fuori controllo. «Non credo a una parola di quello che dici! Primo: il bastone da solo non fa un bel niente: è esattamente come i miei anelli catalizzatori. Secondo: come fa uno scaccia-topi a diventare un terramastro di discreta abilità in pochi giorni. Che io ricordi, l'unico che nella storia ha fatto qualcosa del genere fu Aglo. Vissuto duemila anni fa, fu il più grande evocatore di tutti i tempi: riuscì addirittura a costringere al risveglio e ad assoggettare un Primo Nato, il Leviathan, anche se solo per qualche istante. Nel tentativo, trovò la morte per sovraccarico elementale. Si dice che, già dopo la prima lezione, padroneggiasse l'acqua come un esperto. Inoltre, lui era un elfo degli abissi, cioè appartenente a una razza opportunamente modificata dall'intervento di Idron perché fosse geneticamente predisposta all'Idromanzia. Tu, invece, sei un goblin e i goblin elementalisti sono rarissimi nella storia e mai nessuno di essi ha raggiunto livelli di eccellenza. Qual è la tesi? Ci stai raccontando un sacco di fandonie. Quindi, dicci da quanto tempo sei all'Accademia di Petra e cosa ti hanno mandato a fare da queste parti, ma soprattutto, deciditi a collaborare, se non vuoi che ti strangoli a mani nude!»

      «Lascialo stare! Non vedi che è alquanto disorientato? Scorgere lo stato psicologico di chi ci circonda fa parte della grande arte dello scippo: noi sfiliamo il borsello solo a chi sappiamo essere non del tutto presente alla realtà in quel momento, e ti assicuro che Djeek è in uno stato tale che potrei sfilargli le brache senza che abbia ad accorgersene» arringò il cavian.

      Il goblin sbatté i piedi a terrà e protestò: «Ma io voglio collaborare, solo che non so come fare!»

      «Aspetta un momento e chiudi gli occhi!» Giro si allontanò un attimo, tornò con un manico di scopa e glielo mise in mano. «Ora, fa finta che sia il tuo bastone.»

      «Ma…»

      «Provaci almeno!»

      Djeek si concentrò senza troppa convinzione e, frettolosamente, stava per demordere, quando avvertì qualcosa di distante: come se una goccia gli piombasse su ventre. Un istante dopo, avvertì schizzi d'acqua di rimbalzo bagnargli le caviglie: stava entrando in risonanza con il blocco di roccia del pavimento sotto di lui. Avvertì una nuova goccia, questa volta con maggiore intensità. Cominciò a percepire la pressione degli altri blocchi che lo incastravano, doveva sgusciare fuori dal pavimento, ma lentamente in modo da non provocare fracasso. Un piccolo tremore e sentì sfibrarsi la malta che lo legava alle altre pietre, altre piccole vibrazioni e via via sprofondava nella sua sede…

      Qualcuno gli pose la mano sulla spalla destandolo dal trans.

      L'interruzione lo fece trasalire e, solo con uno sforzo immane, riuscì ad attutire le conseguenze che potevano essere esplosive. «Non spaventarmi più così, ho rischiato di sbriciolare mezzo corridoio!»

      Quando riprese piena coscienza di sé, si accorse dello sforzo sostenuto: era ansante e lo strato più superficiale della pelle si era seccato come polvere di gesso. Cominciava a capire cosa significasse ciò che aveva detto Fagorn, cioè che il bastone magico aveva la funzione di aiutarlo nel sostenere l'energia accumulata. Fu allora che si sentì più speciale: aveva attivato i suoi poteri con un manico di scopa: era stato un po' più spossante per il suo corpo, ma funzionava comunque.

      Fagorn colpì con un buffetto Giro. «Dice bene il goblin! Non si interrompe così un elementalista, soprattutto quando sta realizzando un “lavoretto di fine fattura” come questo.»

      Si rivolse poi con un sorriso a Djeek, dicendo: «Spero che un giorno mi dirai la verità su come hai appreso l'Arte. A ogni modo, complimenti! Hai dimostrato una capacità di controllo paragonabile alla mia: sei riuscito a far scorrere il blocco con la delicatezza di un intarsiatore.»

      Giro si inginocchiò vicino al blocco sprofondato nel pavimento, ma non del tutto. «Sono stato alquanto imprudente a interromperti, tuttavia dovevo farlo perché non volevo che crollasse nel tunnel sottostante provocando troppo rumore. È stato un mio errore, dovevo pensarci prima.»

      Tirò fuori dal borsello un trapano con due leve estensibili, lo poggiò sul blocco: lo imbottì con un panno e lo colpì con un piccolo martello. Poi, prese a premerlo con tutto il suo peso e invitò gli altri a far ruotare le leve.

      Nel giro di qualche minuto la punta si era avvitata nella roccia per qualche pollice. Sfilò il trapano ruotandolo nell'altro verso e avvitò al suo posto un gancio metallico. Vi legò una corda che, con le opportune misure, fu assicurata a una grata di una cella chiusa.

      «Forza Djeek dagli un'ultima scrollatina!» lo invitò Fagorn.

      «Ehm! Cosa?» Djeek era completamente assente perché perso in un'estasi gioiosa, effetto dei primi complimenti ricevuti in vita sua. «Ah! Sì! Scrollatina. Subito!»

      Si concentrò e la prima cosa che avvertì fu il gancio che lo trafiggeva in maniera quasi dolorosa, ciò lo prese di sorpresa facendolo sobbalzare: il risultato fu un po' più brusco del precedente, ma tutto sommato non eccessivamente rumoroso. La roccia squadrata si sfilò definitivamente dalla sede, ma la sua caduta fu bloccata dalla fune che la lasciò a penzolare a mezz'aria.

      «Bene, la corda ha retto: è sottile, ma robusta alquanto ed è molto costosa… per chi la compra» disse Giro mentre, con agilità, si calava di sotto.

      Fu seguito da Fagorn e da Djeek che, preso dall'euforia di mostrarsi in gamba, volle scendere con un balzo audace. Però, calcolò male gli spazi: urtò contro il blocco sospeso che lo sbilanciò facendolo cadere a terra rovinosamente. Un essere umano della sua stessa corporatura si sarebbe rotto le ossa, tuttavia Djeek, avvezzo a ben altre percosse, si rialzò prontamente dissimulando il forte dolore al polso e allo zigomo. «Tutto a posto!