Jayce Carter

Posseduta Dagli Alfa


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fatto sesso, un decennio da quando si era concessa tutto questo. I ricordi della sua ultima volta l’avrebbero sopraffatta se non fosse stato per il calore, che le lasciava solo l’istinto e il bisogno, senza spazio per il passato.

      Se Bryce non le avesse dato ciò di cui aveva bisogno, si sarebbe messa a graffiare il muro con le unghie e a esigerlo.

      Ma l’alfa glielo stava dando. Le spinte dei fianchi di Bryce, il modo in cui il suo corpo si arrendeva a quello di lui, le fecero inarcare la schiena. L’uomo continuò a morderla finché il suo corpo non fu premuto saldamente contro quello di lei, finché non le ebbe infilato dentro ogni grosso centimetro, intrappolandola tra sé e il muro, entrambi inamovibili.

      A quel punto, le liberò la spalla, poi fece correre il naso lungo la sua gola, fin dietro l’orecchio. Il petto dell’alfa non lasciava nemmeno un centimetro di spazio fra loro, mentre inspirava e si lasciava sfuggire un gemito inebriante. Non le diede il tempo di adattarsi. La mano che non la stava intrappolando contro il muro si spostò sul suo fianco e l’uomo iniziò a imporle un ritmo violento.

      Il suo cazzo stuzzicava le pareti vaginali di Claire, strisciando contro ogni punto sensibile dentro di lei, ma le sue spinte potenti non facevano nulla per il suo clitoride. I suoi capezzoli si indurirono contro il reggiseno, l’unico indumento che aveva ancora indosso, ma non era sufficiente. Claire mosse la mano verso il basso, pronta a infilarla fra le cosce per accarezzarsi il clitoride e raggiungere l’orgasmo.

      Bryce, tuttavia, gliela afferrò e la immobilizzò contro il muro. «Verrai solo intorno al mio nodo.» Il suo ordine stridente raggiunse una parte profonda dentro di lei.

      In qualsiasi altro momento, quella dominanza l’avrebbe terrorizzata. Andava al di là del suo essere un alfa, era qualcosa di più profondo. I suoi ordini le bruciavano la pelle e avanzavano lentamente dentro il suo corpo, fino a farle desiderare tutto ciò che lui desiderava.

      Al pensiero del suo nodo, di come si sarebbe sentita di lì a poco, Claire premette più duramente contro di lui. Voleva di più, voleva tutto. Desiderava sentire come il suo cazzo si sarebbe gonfiato alla base, bloccandoli insieme e allargandola in un modo che nessun giocattolo sarebbe stato in grado di replicare.

      Il calore sarebbe durato ore e, con gli altri due alfa nelle vicinanze, non ci sarebbe stata alcuna mancanza di appagamento per lei. Si sarebbe preoccupata dei rischi in seguito.

      Premette le mani contro il muro e spinse verso di lui, accogliendolo più in profondità.

      L’alfa spostò la mano dal suo collo ai suoi capelli, afferrandoli con forza. La strattonò verso di sé per rubarle un tiepido bacio mentre la scopava. La forza del suo corpo in bella mostra mentre la dominava.

      Un ringhio più forte, più possessivo gli attraversò le labbra, inghiottito da Claire, prima che la base della sua lunghezza si gonfiasse dentro di lei. La nuova pressione la costrinse a gridare. Il nodo, grande quasi quanto un pugno, sfregava contro nervi nascosti dentro di lei che non potevano essere soddisfatti in altro modo. Invece di allontanarsi, l’uomo strusciò contro di lei, mentre il suo nodo cresceva e si allargava, costringendo il corpo di Claire a adattarsi alla nuova larghezza. Finalmente, il nodo si agganciò dietro il suo osso iliaco e la sensazione di essere intrappolata, il bisogno istintivo che solo il nodo riusciva a soddisfare, le fece gettare indietro la testa. Fu attraversata da una scossa di puro piacere, che le rubò ogni pensiero dalla mente e il respiro dai polmoni mentre veniva.

      Non aveva alcuna possibilità di combatterlo e, dannazione, non voleva farlo. La biologia era una troia e l’aveva spinta oltre il limite. La sua figa si contrasse, pulsando intorno a lui, spremendo il suo nodo. Il cazzo dell’alfa ebbe uno sussulto, il suo bacino strusciò contro di lei, dato che non poteva ritrarsi o muoversi, a parte piccoli spostamenti.

      L’alfa venne, riempiendola con ciò di cui aveva così disperatamente bisogno. Il suo sperma, come un unguento, alleviò il dolore nel corpo di Claire, la tensione. Come un segnale alla natura che aveva ceduto, che si era arresa, non solo a lui, ma al suo stesso violento istinto. Non che sarebbe durato, non dopo che il calore fosse finito.

      Con ogni spruzzo di sperma che si faceva strada a forza nella sua figa, la voglia di combattere di Claire si attenuava. L’alfa la prese fra le braccia, stringendola a sé, sostenendo il suo peso. «Brava omega», sussurrò, e cazzo se l’elogio non la colpì dritta nel suo centro, facendola serrare nuovamente intorno a lui.

      Capitolo due

      Bryce arretrò, bloccato dentro di lei, prima di collassare sul divano. Ogni strattone del suo solido nodo contro il corpo affaticato dell’omega la faceva piagnucolare sommessamente, mentre la sensazione di essere in trappola si insinuava dentro di lei.

      Almeno, così fu, finché un altro paio di mani forti le accarezzarono i fianchi, per poi scivolare sulla sua schiena per slacciarle il reggiseno. Degli occhi verdi e un sorriso fin troppo affascinante apparvero davanti a lei, mentre l’altro alfa le toglieva il reggiseno. «Ehilà, bellezza.»

      Claire si accigliò, ma non disse niente. L’uomo si sporse verso di lei e catturò le sue labbra in un bacio.

      Non la baciò allo stesso modo di Bryce, come per esercitare il proprio possesso. No, la sedusse, la stuzzicò e giocherellò con il suo labbro inferiore, finché non socchiuse le labbra e lo fece entrare. Prese i suoi seni nei palmi delle mani e strofinò i pollici sui suoi capezzoli. Il tocco scatenò un’altra scossa, facendola contrarre nuovamente intorno al nodo di Bryce.

      Bryce gemette, le mani sui fianchi di Claire. «Maledizione, Joshua, aspetta il tuo turno.»

      «Non sono mai stato bravo ad aspettare.» L’alfa, Joshua, a quanto pareva, fece praticamente le fusa, interrompendo il bacio. Si chinò e catturò un suo capezzolo tra le labbra, facendovi girare attorno la sua lingua calda.

      I fianchi di Claire presero a dimenarsi, il bisogno che si era appena attenuato crebbe di nuovo. Com’era possibile che provasse di nuovo quel bisogno? Come faceva l’alfa a far sì che lo desiderasse così velocemente?

      L’altra mano dell’uomo proseguì con il suo capezzolo, prima strofinandolo con il pollice, poi chiudendo le dita intorno alla punta eretta con una presa decisa.

      Claire si inarcò verso il suo tocco, contro il suo palmo calloso e le sue labbra piene.

      Il contatto delle dita dell’alfa contro il suo clitoride rigonfio la fece sussultare, nonostante il cazzo rigido di Bryce ancora dentro di lei. Le sembrava sbagliato che un alfa la toccasse mentre era ancora annodata a un altro e una parte di lei si aspettava una lite.

      Invece, quando pulsò intorno a lui, Bryce gemette, mentre Joshua si fece indietro, un ampio sorriso sulle labbra.

      «Oh, piccola omega, come ci divertiremo.» Le parole, per quanto dolci, le provocarono un brivido.

      Sarebbe stato più difficile per lei controllarsi intorno a Joshua che intorno a Bryce.

      I successivi dieci minuti trascorsero in un turbine, mentre Joshua tormentava il suo corpo bisognoso di attenzioni. Sfiorava la sua figa, spalancata e intrappolata sul grosso nodo di Bryce, e ogni volta che Claire iniziava a riprendersi dal piacere, sfregava di nuovo il pollice contro il suo clitoride indurito. Non importava quanto si dimenasse, quanto piagnucolasse per le sensazioni che le erano imposte, non poteva fare altro che sentire. Come il nodo di Bryce si rimpicciolì, la deliziosa tensione dentro di lei si attenuò. Joshua sfregò con forza il pollice contro il suo clitoride e la sua figa si serrò abbastanza da espellere con la forza il nodo.

      Claire reagì alla perdita con un gemito di insoddisfazione, avendo le dita agili di Joshua e le sue labbra attente attizzato di nuovo il fuoco del suo desiderio.

      L’alfa ridacchiò, sollevandola e ponendosela in grembo sullo stesso divano. Solo allora Claire si rese conto che si era spogliato. Alla vista del suo cazzo, già duro e impaziente, si allungò verso di lui. Voleva premere il naso contro il suo inguine e annegare nel suo profumo.

      L’alfa le avvolse i polsi con le mani per impedirle di raggiungere il suo obiettivo. L’aveva