con lei, le faceva venire voglia di ringhiare delle pretese.
L’uomo le immobilizzò i polsi dietro la schiena con una sola mano e infilò l’altra tra le sue cosce aperte per massaggiare il suo clitoride inturgidito.
La mente di Claire si svuotò. Il tocco delle dita dell’alfa, un tocco che indicava un’evidente esperienza, non fece che accrescere il suo desiderio. Lo voleva. Bryce aveva preso, preteso, e Claire aveva potuto fingere che non fosse una sua scelta. Lo aveva reso facile, ma Joshua non sembrava tipo da concederle altrettanto.
Anzi, la inchiodò con quei suoi occhi verdi, forti ed eccitati. «Hai bisogno di me, omega?»
Claire chiuse gli occhi per sfuggire al suo sguardo, alle sue domande, alla risposta che entrambi conoscevano.
L’alfa chiuse le dita intorno al suo clitoride in un pizzicotto deciso. «Non nasconderti, tesoro. Ciò di cui hai bisogno è proprio qui, ma non ti costringerò. Dovrai sollevarti e far scivolare il mio cazzo nella tua figa bagnata.»
Non lo avrebbe fatto. Dannazione, non lo avrebbe fatto. Non lo avrebbe—
«Non credi che lo farai?» Parlò come se le avesse estratto le parole dalla mente o, maledizione, forse lo aveva detto ad alta voce. Il sorrisetto di Joshua mostrava che cosa ne pensasse della sua determinazione. «Lo farai. Vedi, non mi importa se vieni. Ti farò venire ancora e ancora, ma sappiamo entrambi che non sarà abbastanza. No, non per un’omega. Ciò di cui hai bisogno è il mio nodo e io non te lo darò. Quello, dovrai prendertelo da sola, quando ti sarai stancata di cercare di lottare contro di me. E allora? Allora mi cavalcherai proprio qui, finché non userò il mio nodo e la tua bella fighetta mi spremerà fino all’ultima goccia, prendendosi esattamente ciò di cui ha bisogno.» Abbassò la testa per accarezzarle un capezzolo con la lingua, poi ci soffiò sopra dell’aria fresca. «E penso che sappiamo entrambi chi si arrenderà per primo, non credi?»
Le sue parole oscene fecero ciò che sosteneva avrebbero fatto. Claire lottò contro la sua presa mentre veniva, la povera parodia di un orgasmo. Il suo corpo si strinse sul nulla, disperato e vuoto, e il suo bisogno non fece che aumentare. Un grido spezzato lasciò le sue labbra quando l’alfa non rallentò, tormentando il suo clitoride con movimenti decisi.
Peggio ancora? L’uomo muoveva la mano e il suo grosso pene le sfiorava il corpo a mo’ di scherno. La possibilità di trovare soddisfazione, di nutrire la brama dentro di lei, era così vicina che avrebbe potuto afferrarla. Tuttavia, quello era il suo gioco, no? Dove Bryce aveva preso, Joshua voleva che fosse lei a prendere, che non avesse altra scelta.
Persino mentre Claire diceva a se stessa che non lo avrebbe fatto, le mani dell’alfa non si fermarono e un altro orgasmo si affacciò all’orizzonte.
«Omega testarda», fece le fusa l’uomo, anche se l’eccitazione colorava le sue parole.
Il bastardo si stava godendo i suoi sforzi.
L’orgasmo successivo crebbe, finché Claire non poté più ignorarlo, non poté più negarlo. Le si schiantò addosso, facendola inarcare ulteriormente, per cercare di sfuggire alle sue dita e di farsi riempire con qualcosa. Nemmeno lo spesso sperma che era ancora dentro di lei, che gocciolava sulle gambe di Joshua, poteva saziare la sua natura, il suo lato omega, il quale aveva bisogno, esigeva di più.
Joshua si sporse verso di lei, le labbra contro il suo orecchio, la voce dolce e seducente. «Andiamo, tesoro. So quanto lo desideri, quanto dolore devi provare. È proprio qui, prendilo.»
Claire chiuse gli occhi, prima di arrendersi. L’orgoglio non era nulla in confronto all’istinto. Si alzò in piedi con l’aiuto di Joshua, che aveva spostato la mano dal suo clitoride al suo fianco. L’alfa le liberò i polsi, consentendole di allungare la mano fra loro e afferrare la sua erezione.
Era il primo cazzo che toccava da—
Respinse il pensiero. Che cosa importava? Era successo tanto tempo prima, era una persona diversa, allora. Nel bel mezzo del suo calore, quella vecchia vita non aveva importanza.
Il suo pene caldo le sfiorò la figa e Claire se lo strofinò addosso una volta, prima di posizionarlo contro la sua apertura.
Fece un respiro profondo, arrendendosi al bisogno, e si abbassò, trafiggendosi con la sua lunghezza. L’uccello di Joshua la aprì, il bruciore meno intenso di quello provato con Bryce, ma era già stata spalancata da un alfa, no?
«Brava ragazza», le sussurrò, e la lode ebbe lo stesso effetto avuto in precedenza, calmando la sua tensione e costringendola ad abbandonarsi alle sensazioni.
Era proprio quello il punto del calore – allontanava le preoccupazioni. Anche quando si risvegliavano, quando le artigliavano le caviglie, minacciando di trascinarla giù, il calore non glielo permetteva. Si portava via i pensieri, le paure e la vergogna come nient’altro era in grado fare.
Dunque, quando fu giunta fino in fondo, quando le sue cosce si spalancarono e il suo corpo incontrò quello di lui, quando l’alfa fu del tutto dentro di lei, l’omega sospirò profondamente per il sollievo.
Joshua spostò una mano sulla sua nuca e la attirò a sé per un bacio. Con labbra talentuose la stuzzicò, accarezzò le sue, e quando Claire le socchiuse? La lingua dell’uomo ne approfittò. Sapeva di alfa, di tutto ciò che per cui si era svegliata fradicia per anni.
Claire si smarrì nel suo sapore inebriante, nella sua forza. Il resto della stanza scomparve, mentre si sollevava e si lasciava cadere di nuovo. Avvolse le mani intorno alle spalle dell’uomo, le unghie premute contro la sua pelle, mentre faceva ciò che le aveva detto di fare, mentre si prendeva ciò di cui aveva bisogno.
I fianchi dell’alfa si sollevavano in deboli spinte, come se non riuscisse a non scoparla, come se andasse contro la sua natura. Aggiungeva potenza extra alle spinte di Claire, lo faceva affondare più in profondità, fino a raggiungere parti nascoste più profondamente dentro di lei.
«Ti darò ogni goccia di sborra che possiedo, tesoro, e a quel punto userò il mio nodo, così resterà lì, dentro di te. Quando lo farò, voglio che tu dica il mio nome. Puoi dirlo a bassa voce – non è necessario che lo sentano gli altri – ma voglio che tu dica il mio nome, quando mi sentirai darti ciò di cui hai bisogno.»
Claire avrebbe voluto protestare, ma quando Joshua sollevò i fianchi per scoparla più a fondo, ogni obiezione svanì. Il suo cazzo si ingrossò e l’alfa bloccò il suo largo e duro nodo dentro di lei, così da premere con ogni movimento contro la sua figa esausta.
«Joshua», sussurrò, il nome come una supplica sulle sue labbra.
Il suono lo fece esplodere e, con un ringhio, fece esattamente quel che aveva detto. Contrasse le dita contro di lei e venne, riempiendola con il suo sperma caldo. Proprio come prima, ciò estrasse da lei un altro orgasmo e le rubò il fiato, lasciandola ansimante e scossa.
Quando fu in grado di muoversi di nuovo, appoggiò la fronte contro la spalla dell’alfa e si adagiò su di lui, arrendendosi alla sua forza.
Lasciò che gli occhi le si chiudessero, sopraffatta dallo sfinimento, sebbene sapesse che il calore non era ancora finito.
Claire si svegliò con qualcosa che premeva contro la sua bocca. Quando dell’acqua fresca le toccò le labbra, le aprì e bevve.
«Nessuno di voi due si prende abbastanza cura delle donne.» La voce era nuova, né Bryce né Joshua. Il terzo uomo? Quello che aveva fatto le fusa?
«Ti preoccupi troppo. Le omega sono più resistenti di quel che pensi.»
Quando l’alfa allontanò l’acqua, Claire aprì gli occhi e si ritrovò sul divano, distesa, il terzo uomo appollaiato al suo fianco.
«Non sei stata priva di sensi a lungo. Hai dormicchiato solo per una ventina di minuti.» Mise da parte il bicchiere, poi fece correre le dita fra i suoi capelli. «Come ti senti?»
Claire usò la lingua per inumidirsi il labbro inferiore, mentre decideva. «Okay», disse, la sua voce debole ed esitante. Si trovava in bilico, ancora abbastanza narcotizzata