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Exil und Heimatferne in der Literatur des Humanismus von Petrarca bis zum Anfang des 16. Jahrhunderts


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sein Enkel Lorenzo de’ Medici holte Francesco Filelfo kurz vor dessen Lebensende 1481 zurück nach Florenz.

      Literaturverzeichnis

      Bosisio, Matteo: „Difficile e pericolosa pugna“: La lectura Dantis di Francesco Filelfo, in: Atti delle Rencontres de l’Archet Morgex, 14–19 settembre 2015. Pubblicazione della Fondazione „Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno – ONLUS“, Turin 2017.

      Cesati, Franco: Die Medici. Die Geschichte einer europäischen Dynastie, übersetzt von Felicia Letsch, Florenz 1999.

      D’Addario, Arnaldo: Rinaldo Albizzi, in: Istituto della Enciclopedia Italiana (Hg.): Dizionario Biografico degli Italiani, Bd. 2, Rom 1960, 29–32.

      Davies, Jonathan: Florence and its University during the Early Renaissance, Leiden / Boston / Köln 1998.

      De Rosmini, Carlo: Vita di Francesco Filelfo da Tolentino, Mailand 1808.

      Fiaschi, Silvia (Hg.): Francesco Filelfo. Satyrae I (Decadi I–V), Rom 2005.

      Filelfo, Francesco: Francesco Filelfo. Satyrae I (Decadi I–V), hrsg. von Silvia Fiaschi, Rom 2005.

      Filelfo, Francesco: On Exile, hrsg. von Jeroen De Keyser, übersetzt von W. Scott Blanchard, Cambridge / London 2013.

      Filelfo, Francesco: Collected Letters. Epistolarum Libri XLVIII, hrsg. von Jeroen De Keyser, 4 Bde., Alessandria 2015.

      Haye, Thomas: Der Satiriker Francesco Filelfo. Ein Lucilius der Renaissance, Philologus 147, 2003, 129–150.

      Heitzmann, Christian: Non tam Florentia nobis quam nos Florentie desyderio futuri sumus. Exil und Verbannung aus der Sicht italienischer Humanisten, in: Andreas Bihrer / Sven Limbeck / Paul Gerhard Schmidt (edd.): Exil, Fremdheit und Ausgrenzung in Mittelalter und früher Neuzeit, Würzburg 2000 (Identitäten und Alteritäten, Bd. 4), 259–274.

      Helmrath, Johannes: Streitkultur. Die ‚Invektive‘ bei den italienischen Humanisten, in: Marc Laureys / Roswitha Simons (Hgg.): Die Kunst des Streitens. Inszenierung, Formen und Funktionen öffentlichen Streits in historischer Perspektive, Göttingen 2010 (Super alta perennis, Bd. 10), 259–291.

      Kent, Dale: The Rise of the Medici. Faction in Florence. 1426–1434, Oxford 1978.

      Kent, Dale: Cosimo de’ Medici and the Florentine Renaissance. The Patron’s Oeuvre, New Haven / London 2000.

      Koster, Severin: Die Invektive in der griechischen und römischen Literatur, Meisenheim am Glan 1980.

      Ludwig, Walther: Die 100 Satiren des Francesco Filelfo, in: Thomas Haye / Franziska Schnoor (Hgg.): Epochen der Satire. Traditionslinien einer literarischen Gattung in Antike, Mittelalter und Renaissance, Hildesheim 2008, 191–258.

      Neumahr, Uwe: Die Protestatio de Iustitia in der Florentiner Hochkultur. Eine Redegattung, Münster / Hamburg / London 2002.

      Neumann, Uwe: Invektive, in: Gert Ueding (Hg.): Historisches Wörterbuch der Rhetorik, Bd. 4, Tübingen 1998, 549–561.

      Nisard, Charles: Les gladiateurs de la République des lettres aux XVe, XVIe et XVIIe siècles, Bd. 1, Paris 1860 (Reprint Genf 1970).

      Opelt, Ilona: Die lateinischen Schimpfwörter und verwandte sprachliche Erscheinungen. Eine Typologie, Heidelberg 1965.

      Parker, Deborah: Commentary and Ideology. Dante in the Renaissance, Durham / London 1993.

      Rao, Ennio: The Humanistic Invective as Literary Genre, in: Selected Proceedings of the Pennsylvania Foreign Language Conference, Pittsburgh 1992.

      Ricci, Pier Giorgio: Francesco Filelfo, in: Umberto Bosco (Hg.): Enciclopedia Dantesca, Bd. 2, Rom 1970, 872.

      Robin, Diana: Filelfo in Milan: Writings 1451–1477, Princeton / New Jersey 1991.

      Rosada, Bruno: Storia della Letteratura Veneta. Dalle Origini al Quattrocento. Volume primo, hrsg. von Roberta A. Rosada, London 2011.

      Rosendahl, Gaëlle: Cosimo il Vecchio „Pater Patriae“ / Cosimo der Alte (1389–1464), in: Alfried Wieczorek / Gaëlle Rosendahl / Donatella Lippi (Hgg.): Die Medici. Menschen, Macht und Leidenschaft, Mannheim 2013, 51–52.

      Solis de los Santos, José (Hg.): Satiras de Filelfo. Prólogo de Juan Gil, Sevilla 1989.

      Süss, Wilhelm: Ethos. Studien zur älteren griechischen Rhetorik, Leipzig / Berlin 1910.

      Viti, Paolo: Francesco Filelfo, in: Istituto della Enciclopedia Italiana (Hg.): Dizionario Biografico degli Italiani, Bd. 47, Rom 1997, 613–626.

      Walter, Ingeborg: Die Strozzi. Eine Familie im Florenz der Renaissance, München 2011.

      Williams, Gareth D.: The Curse of Exile: A Study of Ovid’s Ibis, Cambridge 1996.

      III. Weitere Italiener im italienischen Exil / Altri italiani in esilio in Italia

       In familiæ patriæque absentia

      ossia D’illegittimità e sradicamento nell’Alberti

      Francesco Furlan (C.N.R.S., Paris)

      Di padre fiorentino ma esule, morto in Padova quand’egli era ancora adolescente, e di madre genovese quasi neppur conosciuta, che lo lasciò orfano nei primissimi suoi anni, l’Alberti, si sa, non ebbe quasi famiglia, né ebbe moglie o figli. Nato al di fuori del matrimonio, illegittimo (seppur riconosciuto) frutto della relazione verosimilmente per piú anni intrattenuta a Genova dal padre e dalla giovane vedova di una locale famiglia, sia essa o meno da identificarsi in Bianca di Carlo Fieschi,1 egli ebbe bensí un fratello cui sempre fu legato, Carlo, ma nei confronti del quale, pur di lui certamente maggiore d’età,2 si comportò costantemente con atteggiamento di protezione quasi paterna – tant’è che il nome stesso di Carlo di Lorenzo Alberti appare sostanzialmente legato all’opera di Battista.3 Fra i congiunti o affini o parenti meno stretti uno o due soltanto se ne distinguono in positivo, Francesco d’Altobianco (1401–1479), dedicatario del terzo libro de Familia e figura non ignota alla cultura quattrocentesca,4 e Bernardo d’Antonio (1435–1495), con cui Battista spartí negli ultimissimi suoi anni la proprietà del palazzo avito in Santa Croce a Firenze.5 Con gli altri, con tutti o quasi gli altri, ebbe ben piú conflitti, anche d’estrema durezza e assai aspri – l’autobiografia o Vita allude persino a un tentativo d’omicidio –, che pacifiche frequentazioni o intese qualsiasi.

      Da tali telegrafici cenni può, io credo, già inferirsi come la presenza, pur relativamente frequente nei primi scritti volgari dell’umanista, della propria famiglia d’origine, si situi per l’Alberti in una dimensione assai astratta e quasi mitica, e come in concreto essa si sia ben presto tradotta in un’autentica assenza, in prosieguo di tempo da lui ineluttabilmente accettata e fatta propria. Anticipando quanto in parte vedremo meglio nel séguito, potremmo aggiungere o affermare che della famiglia, che in sostanza non ebbe, l’Alberti scrisse quasi come della patria, che in sostanza non si riconobbe, o finí col non riconoscersi: ne scrisse (e vi pensò) insomma inizialmente, o soprattutto inizialmente, ma molto meno in séguito – nella mentalità non meno che nella società del tempo, e perciò negli stessi suoi scritti, «famiglia» e «patria» sono infatti strettamente unite e pressoché inscindibili.6

      *

      Sporadicamente dalla metà circa del Cinquecento, ma con costanza pressoché assoluta da un secolo e piú a questa parte, dell’Alberti si ripete che nacque in esilio e in esilio si formò, visse in esilio, o perlopiú in esilio, e in esilio altresí morí. L’«esilio» (< lat. exsilium < exsul, i.e. ‹proscritto›, ‹bandito› o per l’appunto ‹esiliato›) non è peraltro se non da una «terra», anche proprio nell’accezione toscana e rinascimentale di ‹città›, da una «patria» insomma (< lat. patria, femm. sostantivato dell’agg. patrius, -a, -um, sottintendente terra, e dunque col significato di ‹luogo o paese natale› ovvero,