Augusto De Angelis

Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi


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capre protesero il muso barbuto, quel loro muso da poeta, fiutando e sollevando le labbra sui denti lunghi. Ridevano anch’esse.

      La carrozzella si mosse. Il mormorio attorno s’era fatto schiamazzo. La gioia dei bimbi scoppiava incontenibile. I grandi guardavano, senza comprendere. Un pazzo! Un numero d’attrazione di un circo da fiera.

      Qualcuno disse:

      — È una trovata pubblicitaria. Adesso, parlerà per magnificarci il Brill o per annunziare un nuovo film…

      Ma l’uomo non parlò. Si manteneva serissimo in volto. Fissava attorno a sé con gravità, quasi con preoccupazione.

      Dietro, la turba dei bimbi gridava, frenetica, in preda a una gioia irrompente. Le bimbette, tenendosi per la mano, cantavano: «Ecco l’ambasciatore col trallarillallero…».

      Da una panchina all’altra s’inseguivano i commenti. Mamme e balie traversarono correndo i prati e i tappeti verdi, per assister da vicino allo spettacolo straordinario. I vigili bianchi dovettero intervenire a rattenere la gente.

      La carrozzella fece il giro dei viali principali. Quando si trovò davanti a uno dei cancelli, che si aprono su Piazza Cavour, l’uomo discese con un salto, varcò il cancello, traversò a passo rapido la piazza, salì sul primo tranvai che si fermava.

      Scomparve.

      Fino a sera il giardino pubblico fu pieno di commenti, di esclamazioni, di grida.

      Un signore, che aveva assistito alla scena, si ostinava a ripetere:

      — Non c’è nulla da ridere. Noi siamo stati spettatori di un dramma. Lo avete guardato negli occhi? Quell’uomo aveva paura…

      Gli altri alzavano le spalle. In fondo non era il primo pazzo in libertà che capitasse loro d’incontrare.

      Anche colui che parlava, del resto, completamente sano di mente non aveva da essere, perché toccava di continuo un cornetto di corallo che gli pendeva dalla catena dell’orologio e qualcuno lo udì mormorare:

      — E per di più oggi è proprio venerdì!

      R

      Il sabato

      Ore 12

      Le autorità che debbono inaugurare la Fiera del Libro non sono ancora giunte.

      I commessi di libreria, gli impiegati delle Case Editrici, gli Autori danno febbrilmente gli ultimi tocchi alle mostre sui banchi.

      Sotto la Loggia del Palazzo della Ragione le vaste esposizioni delle Case Editrici maggiori. L’aristocrazia del libro. Le collezioni a venticinque e a trentacinque lire. Le collane degli autori italiani a dodici lire (blu, gialle, bianconere, con cifre, con stemmi, con fregi, in aldino, in bodoniano, in elzeviro).

      E grandi cartelli a lettere di scatola coi nomi celebri. Tela dipinta, cartone e legno. Materiale effimero, per una letteratura, che aspira all’immortalità.

      Proprio in centro al vasto ripiano rialzato, tra le colonne, il banco circolare dell’Alleanza del Libro. Il cervello della fiera. Il cranio di tutti quei banchi. C’è fermento. È lì che le Autorità andranno e di lì si muoverà la processione a recare con l’aspersorio l’acqua lustrale del compiacimento ufficiale. C’è anche la ruota per la pesca.

      Giù, nella piazzetta rettangolare, i banchi della plebe letteraria. Un’orgia di libri pudicamente coperti di cellofane trasparente.

      — Tutto a due lire!

      — Ottimi libri pel popolo!

      — Il fallimento dei prezzi!

      Letteratura da tranvai. Le Case Editrici, che fan tirature iperboliche, inondano i mercati. Quest’anno si sono nobilitate. Qualcuno di questi banchi espone i cartelli col nome dell’autore, che firmerà i propri libri. Tal quale i maggiori, sotto il Loggiato. Il genio s’ingaglioffa. Le sartine vedranno il volto del loro autore. Peggio per esse se han sognato zazzere bionde o brune, occhi pensosi, fronti luminose. La delusione riceverà il conforto di una firma energica sul frontespizio. E anche d’una frase dedicatoria. Che cosa non si farebbe per vendere le proprie opere?

      Ma le sartine cercheranno gli autografi di Montepin, di Dumas, di Sue, di Stephenson, di London, di Casanova, di Giorgio Ohnet…

      Tutti costoro mancano. Ma c’è Tino, Fiamma, che con Gli iconoclasti ha raggiunto la tiratura record.

      In mezzo alla piazza, il delizioso pozzo cinquecentesco fa da simbolo. Ci hanno messo una pentola e un cucchiaio. Le ricette culinarie diPenelope. Non è il pozzo della verità. Il simbolo è più profondo. Si nutre il cervello come il corpo. Servire caldo. La pentola è enorme. Penelope è piccina e ha fatto vestire di nero col grembiulino ricamato la servetta, che offre i volumi al pubblico. Qualcuno vorrebbe comperar la servetta.

      Ancora, il pubblico manca.

      Gli espositori guardano il cielo pel quale caracollano nubi fumose.

      — Se piove, siamo f…

      18 maggio 1934. Fu l’anno in cui alla Fiera del Libro di Milano piovve a intermittenza. Blande spruzzate d’acqua, che non fecero fuggire gli appassionati.

      Ore 12 e 30

      Le autorità hanno iniziato la visita viatico, recando la parola confortatrice.

      C’è un Principe del sangue, che si è interessato con benevolenza ai diagrammi di vendita degli ultimi anni. Che passo gigantesco! Adesso il popolo legge! Il diagramma non reca la linea ascendente dei libri con la cellofane, altrimenti le alte cime raggiunte da quella linea darebbero le vertigini. Che altezze i films romanzati, e i romanzi filmati!

      — Le opere omnia di…

      — L’Enciclopedia mastodontica, che dà fondo allo scibile…

      — E una collezione storica di gran pregio, che reca i più bei nomi del mondo…

      Rasputin, Maria Antonietta, Sanson, Luigi XIV, Fouchet, Robespierre… E queste sono le sei mogli del gargantuesco Re Enrico…

      — Verranno anche da noi?

      — Vengono!

      — Non vengono!…

      Attorno al pozzo c’è trepidazione. Le autorità si degneranno scendere tra la plebe letteraria? Scendono.

      Ore 13

      Le autorità sono passate. Il battesimo è stato dato. Editori e autori sono andati a colazione.

      Davanti ai banchi rimangono gli impiegati e qualche autore tenace, che conosce il valore d’ogni minuto e che non vuol perdere una firma. Se un acquirente voltasse le spalle al libro, perché l’autore manca?

      Gli acquirenti sono scarsi per ora. Anch’essi mangiano. Il pane dello spirito non basta.

      Circondato dalle sue Egerie, l’autore a grande tiratura incappuccia la stilografica d’oro, si stringe alla cintola il vasto pastrano giallo canarino e si avvia per uscir dalla Loggia, passando tra i banchi delle Case Editrici, che non han saputo accaparrarsi il suo nome e ch’egli guarda con commiserazione. Ogni anno è lui che vende il più gran numero di volumi con la firma. Le Egerie gli si stringono ai fianchi, tortoreggiando.

      Sulla piazza, attorno al pozzo, le voci stentoree degli imbonitori squillano con la freschezza dell’inizio.

      — Tutto a due lire!

      — Tre volumi cinque lire!

      — Al fallimento dei fallimenti!

      — I migliori volumi! I più grandi autori!…

      — La vita di Greta Garbo!

      — La vita di Casanova!

      — Tarzan!