è la percezione stessa con le variabili delle alternazioni dei sensi, ma anche tempo di percezione che si radica nel movimento del corpo-oggetto da cui la percezione deriva e attraverso il cui movimento del corpo-oggetto della percezione si struttura determinando non solo commistioni ma anche differenti gradi intensivi di piacere e dolore, ovvero trattandosi comunque di movimento che si interseca con la durata del contatto. La diversificazione delle sensazioni è infinita e il determinarsi e ricorre delle stesse condizioni spazio-temporali è pressocchè impossibile, come teorizza Eraclito. L’opera del ragionare si fonda come accade con la diversificazione della materia sulla diversificazione delle idee e quindi poggia sul fatto che sia l’idea sia la materia presuppongono la distinzione, ovvero in tal senso l’idealismo è un riflesso della materia, ovvero materialismo dialettico, tranne che per quanto riguarda gli oggetti del trascendere ed essendovi il trascendere materialistico, e da ciò riceve numericamente la sua elevazione a potenza, l’idealismo. Ma una ulteriore conferma della fondamentalità della distinzione deriva dal porsi a mezza via tra diversificazione della materia e diversificazione delle idee, la diversificazione della sensazione o della rappresentazione di essa(si ricordino anche le tesi di Eraclito relative al fatto che non ci si può gettare due volte nello stesso torrente e se ne esaminino le questioni in termini di ripetitività di azioni a livello idealistico in una analisi di influenzamento operato dall’ambiente che è anche ricostruito in termini di strutturazione dell’affettività del soggetto e comprendete meglio il fraseggio di Eraclitoecc.) che struttura l’operare idealistico della ragione. Ma la ragione forse non è solo idealistica ma anche numerica. Il numero come proporzione racchiude la materialità. Con ciò forse si deve affermare la necessità della distinzione non solo a livello empirico ma trascendentale. Può ingenerare confusione il fatto che essa operi a più livelli. Tali livelli vanno necessariamente scissi per quanto si presentino congiunti in modo imprescindibile tra loro. La distinzione opera:
A livello di diversificazione della materia da cui deriva la molteplicità delle sensazioni che sono intimamente connesse in parte alla elaborazione razionale delle idee.
A livello della diversificazione o molteplicità delle idee
A livello sotto categoriale, rispetto alla struttura della idea ,come molteplicità della rappresentazione della sensazione derivante dalla percezione della materia che si basa sulle proiezioni dell’io conoscente ,all’oggetto (la conoscenza aderisce l’oggetto creando una situazione di piacere e soprattutto sicurezza rispetto la paura derivante dall’incapacità della sensazione di riceverne la sua elaborazione razionale o apprendere)
Tale piacere, tornando a parlare del piacere , deve essere considerato strutturale alla scissione del Sé emozionale in quanto rappresenta il piacere iniziale. L’intensità del piacere vibra in base alla proporzione di sentimento di ciò che l’essere o ente e all’essere o ente promana attraverso la sensazione e in tale senso va interpretata la schiusura heideggeriana in quanto tale esistenziale. In tale gioco consiste l’aritmia del piacere anche inconscio mentre a livello di coscienza come espressione di soddisfacimento inconscio della libido che prorompe alla coscienza si deve ricordare la ripetitività dell’idea e relativa associazione.
Una particolare idea di equilibrio deriva da una associazione costante del sentimento all’idea in costanza di situazione. L’in costanza di situazione è difficilmente determinabile di qui la scissione idea e materia. Presupposto della possibilità di esistenza e di conseguenza della elaborazione razionale sono quelle che da alcuni filosofi sono classificate come intuizioni pure in quanto rappresentano
i presupposti all’interno di cui e attraverso cui diviene possibile la molteplicità e la sua percezione e successiva elaborazione razionale. Tali sono lo spazio e il tempo. Il tempo può assumere una connotazione razionale ed è tale aspetto del tempo che induce a ritenere che esso sia una intuizione pura. La connotazione razionale del tempo si correla strettamente alla elaborazione razionale e soprattutto all’opera del diversificare e distinguere insiti nel ragionamento stesso. Da questa prospettiva il tempo assume una connotazione soggettiva e idealistica quale quella attribuitagli da Kant. Da altro punto di vista il tempo diviene necessario alla diversificazione e al movimento in quanto senza una dimensione temporale la diversificazione e il movimento non potrebbero svolgersi. Da ciò da un lato una connotazione oggettiva del tempo e dall’altro il suo delinearsi come intuizione pura nel gioco riflesso auto-riflesso di cui sopra si è parlato. Sul rapporto necessario spazio-tempo e sulla legge della relatività si potrebbe presupporre che senza il tempo la materia non esisterebbe anzi esisterebbe il nulla. Ma dal punto di vista soggettivo non possiamo determinare analiticamente una qualificazione del tempo come intuizione pura in quanto non sappiamo quanto la necessità temporale sia da attribuire alla diversificazione delle idee e quanto un fondamento della temporalità derivi dalla diversificazione delle idee stesse . Riguardo allo spazio affinchè esso possa essere percepito è necessario che sia riempito di materia(da tale ragione forse deriva la qualificazione della materia come sostanza). E’ necessaria poi la presenza del soggetto senziente che percepisce la materia. Il discorso sulla materia poi presuppone quello sull’antimateria che influisce con l’elemento materiale in una dialettica o flusso simile a quello che esplicita in chiave materiale la dialettica tra essere e non essere, rimarcando in tal modo le mie affermazioni l’ importanza della teorizzazione della logica degli opposti di Hegel che in parte riprende l’analisi platonica sulla diade indefinita non potendo essere attribuita all’anti-materia ulteriore qualifica se non quella di metafisica o idea, ovvero la idea del non essere della materia che per via dei generali diviene idea del non essere, od anche morte, e dunque nichilismo racchiuso non solo nell’antimaterialismo ma anche nell’anti- idealismo, nichilismo esteriore ed interiore fino all’assoluto, e residuando l’interrelato al nichilismo che sono distruzione e sadismo, comunque istinto e desiderio di morte. Contestualizzando il discorso in chiave materialistica si potrebbe addivenire alla conclusione che la materia possa essere modellata in analogia all’organizzazione del sostrato non empirico. Avevano ben chiaro ciò i greci. E infatti Euclide avendo percepito l’intuizione pura dello spazio, e ricercava nella geometria una definizione spaziale dell’essere, l’apparenza hegeliana, ossia una perfetta geometria mentre invece Pitagora concentra le sue ricerche in chiave numerica ma fisica(ma anche la matematica è in parte geometria essendo rapporto) avendo ambedue ragione e onorando con ciò la ricerca filosofica che successivamente verrà racchiusa in maniera sublime ma non perfetta nell’idea platonica che riprenderà le precedenti argomentazioni di Parmenide sull’unità dell’essere con plausibili e legittime variazioni. L’influenza di Pitagora su Platone è evidente nell’importanza che egli attribuiva alla matematica quale requisito che pretendeva possedessero gli allievi che entrassero a far parte della sua scuola. Nell’ambito del problema relativo alla definizione dello spazio va ricondotta l’antinomia kantiana fra divisibilità - indivisibilità e le analisi di Einstein sulla divisione delle particelle. Aderisco all’idea che lo spazio sia stato riempito inizialmente da un'unica materia che in base al principio di diversificazione della materia si è successivamente distinta e ciò è coerente con la idea del rimbalzo, ovvero la concentrazione della massa in un solo punto o centrale o attrattivo fisicamente ed entrambe le determinazioni sono presenti una a livello dell’aristotelismo, fino con ciò al problema successivo che dischiude il discorso nel nichilismo sadico di quanto detto sulla antimateria. Il problema metafisico di S. Agostino relativo alla confutazione se Dio è artefice o architetto è qui risolto con la considerazione che la materia sia stata da lui creata. Il principio di diversificazione della materia reca seco poi in sé l’idea del limite, che è contingente a quello di distinzione ma non si ferma allo stesso, ovvero contiene altro. Il limite risiede a livello anche di tesi sulla spazialità delle idea sulle caratteristiche del movimento successivo che annienta il precedente. Il limite inerente alla idea è duttile in quanto può essere contestato ed inoltre in base alla legge di associazione, e volendo connotare numericamente la idea come uno permane la composizione alfabetica ovvero la sua associazione-dissociazione, neologismi a me cari. In tal senso il movimento reca con sé la facoltà di annientare o non essere che trova legittimità nonostante la considerazione che parte della idea che si determina
poggia su una reminiscenza del sentimento o con una formulazione più generica ed inclusiva sul ricordo che ha originato quella precedente, secondo una continuità che è la associazione
e il tempo,