Domenico Petrilli

Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.


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i meandri e le caverne di Platone. La molteplicità ha dunque come presupposto la diade ,ossia la scissione, la distinzione, il distinguere o il separare, che implica la considerazione filosofica sulla divisibilità e il movimento, che va a sostanzializzare ciò che Hegel, formulò come fusione, torno a ripetermi , o come logica degli opposti. L’allontanarsi della unità dalla stasi della verità determina dunque la logica degli opposti. Se così fosse il movimento produce opposizione, oltre che distruzione anche se le stesse ultime si riferiscono anche al tempo. La individuazione dei punti potrebbe determinare l’opposizione dei punti stessi. Ma così teorizziamo la spazialità dell’Uno. E la spazialità ideale è posta dal movimento e dalla differenziazione che dovrebbe caratterizzare la unità in questo spazio. Il movimento determina lo spazio ,ed espande la materia. La scissione della unità in diade pone la molteplicità grazie anche al movimento che consente non solo alla materia di espandersi e modellarsi. Il movimento poggia sulla temporalità e la temporalità sulla matematica lineare e ripetitiva o ciclica, secondo quando insegna la filosofia e lo stesso Nietzsche. La ripetitività e ciclicità della temporalità però potrebbe da diversa angolazione caratterizzare diversi ordini temporali. Di qui e attraverso tali tesi si evince lo scindersi a partire dalla tesi stessa della conoscenza in materiale o fisica , e ideale. Dall’ideale sgorga un pluralismo elevato a potenza, rispetto all’origine pluralistica e molteplice della materia. La matematica che determina la molteplicità materiale è differente da quella che determina la molteplicità ideale. Questa ultima comprende un maggior numero di espressioni numeriche- ideali perché il numero prima di essere numero è idea di numero, mentre la molteplicità materiale si struttura in successione derivante da unità e rigidità del numero che esprime ciascuna la derivazione dalla materia. La materia dunque si genera in opposizione alla conoscenza razionale pura che prescinde da tale contatto e la cui coincidenza e riduzione a maggiore unità dovrebbe risiedere nella verità il cui porsi determina la scissione della idea dalla materia per un verso, ovvero la sua separazione e il suo essere li , oggetto statico e non solo. Dopo ci occuperemo della dialettica forma -non forma che l’inconscio pone con ciò sottolineando la necessità di una migliore comprensione anche organica dell’inconscio ai fini di una migliore definizione di come l’idea nasce. Poniamo così il sorgere della verità dalla irrazionalità espressa nella mancanza di forma, e definizione dell’inconscio collettivo da Jung teorizzato. Organicamente dell’idea dovremmo comprendere solo aspetti fisici e materialistici nella prospettiva di una elaborazione numerica e fisica(CPU) ai fini degli studi sulla elaborazione della intelligenza artificiale. Con il che sostanzializziamo la psicofisica di Fechner il cui titolo è sicuramente veritiero rispetto alla necessità dell’ imprigionamento organico della idea. Si noti che la assenza di definizione presente nella ragione culmina nella volontà di una successione identica a quella che particolarizza l’esterno come molteplicità ed Hegel aveva ben intuito ciò, ovvero tale affermazione si adatta meglio al desiderio infinito di Kierkegaard ma siamo pressappoco negli stessi di pressi. Dimostrato che l’idea viene impressa nella materia organica cerebrale si deve concludere per una forma partecipativa di idea e materia. Le implicazioni panteistiche sono elevatissime. Si mette in discussione con tale tesi la passività della materia, come si fece in Volontà e Rappresentazione. La partecipazione della idea alla materia è più che sostenibile e gli studi sul paranormale di Jung dicono in aggiunta e a conferma di quanto detto. Ricevono in tal modo le dovute considerazioni le tesi platoniche sulla esistenza-consistenza dell’ Iper- Uranio. Mentre il parto della idea ci connota a livello metafisico, il parto generatore di altri soggetti ci rimanda alla materialità, ed in entrambi è insito il tendere al male e il tendere al bene ed in entrambi tali due aspetti possono essere collaterali e speculari con riguardo alla natura altrettanto costitutiva e biblica del male radicale. Le potenzialità passive del seme, preformate o precostituite, ci fanno pensare ad una versione meccanicistica della realtà. Il costituirsi della scissione tra idea e io del soggetto che postula la considerazione della idea come esterna all’Io implica una nuova considerazione della materialità idealistica dell’Io ma non solo, in quanto nuove analisi dovrebbero estendersi al meccanicismo della materia ,ed ad una nuova analisi della possibilità di trascendenza, come testimonia il ruolo della ideazione nel movimento del corpo. La trascendenza potrebbe configurare il flusso dell’Io dall’Io all’idea o tergiversando all’ Iperuranio, connotando tale ultimo conoscendo la predilezione socratica della etica, la trascendenza metafisica che riporta a Dio e il flusso dell’Io alla materia in cui l’idea continua a svolgere i suoi ruoli in virtù dei nessi partecipativi di idea e materia, nello stesso tempo sottolineando la semplicità del fraseggio rispetto alle complessità del concetto secondo uno stile antico. Ma per comprendere appieno la dialettica ideale - materialistico occorre interrogarsi sui rapporti di idea e forma affermando che l’idea reca seco un idea di forma parallela alla forma della materia la cui assenza è determinata dalla irrazionalità, in quanto si pone a sinonimo di irrazionalità, stante, dal punto di vista funzionale, la inettitudine della percezione di percepire l’oggetto se il movimento di elaborazione razionale si basa su una pulsione frenetica e quindi veloce. I ruoli della follia, la esegesi biblica e la sua parziale condanna , parziale essendo statuito il non sapere quello che si fa, un po’ come dichiara Socrate a proposito della ignoranza. Veniamo dunque a cogliere gli aspetti che ci consentono di distinguere stasi e movimento. L’errore che rende impenetrabile la sostanza nelle nostre percezioni ed interpretazioni deriva anche dalla incapacità della percezione di individuare il movimento, e la stasi ,in assenza di una situazione addirittura triadica e non in ogni caso ed ad ogni condizione. L’analisi triadica è la sola che riesca a permettere la determinazione della stasi e movimento dei due corpi osservati ,ma non dell’osservato, fermo restando la impossibilità della precisione soprattutto se il movimento comunque non può essere escluso e soprattutto nel caso di un movimento ondulato o curvo. Non è la sola pluralità dei punti ad occultare poi il movimento. Non percepiamo se la nostra presunta stasi sia stasi realistica. Ovvero la situazione dualistica potrebbe connotare esclusivamente un modo di relazione di due corpi ,e coglierne una caratteristica, analogamente a quanto afferma Russell sulla prospettiva e sulla posizione. In realtà non sappiamo la ragione del movimento dei corpi né forse se alcuni oggetti collocati nella realtà siano davvero statici o se la loro stasi è una apparenza in contrapposto. Si offre dunque una confutazione ad Eraclito sul movimento e trovano un parziale accoglimento le tesi di Feuerbach e di Spinoza da un punto di vista panteistico, nel senso anche ma non solo della assolutezza dello spazio e del tempo, ovvero per l’uno la qual cosa e per l’altro altro ancora. Ricordiamo ancora le tesi aristoteliche sul motore immobile che sarebbe eterno in virtù della sua stasi, ossia quanto accade altrove a livello fisico. La stessa eternità competerebbe secondo Aristotele al moto circolare, che è nelle sue affermazioni un moto perfetto. La perfezione del moto circolare deriverebbe dalla regolarità del suo fluire che realizzerebbe seppure in una distanza una fusione di opposti punti, ovvero un contatto che li fonde che comunque risiede nel movimento. Le osservazioni sulla regolarità non riguardano la velocità attraverso cui tale moto eserciterebbe la forza che potrebbe racchiudersi anche in auto-movimento, sia nel senso di meccanicistico che di auto-determinato quale meccanica. La stasi all’interno del cerchio è determinata dalla velocità dei suoi punti. Potrei parlarvi di altro in tale esposizione semplice della stasi ma ne lascio il segno. Ciò comunque in assonanza alle caratteristiche dell’Uno o unità in stasi, Parmenide. I punti del cerchio implicano una differenziazione delle qualità identiche di ciascun punto, lineare, e lo spazio deriverebbe dalla espansione della unità la cui capacità statica da ad esso regolarità ed armonia, in armonia ad altri concetti fisici e fermo restando la ondulazione derivante proprio dalla espansione-contrazione. Se così fosse la stasi è una forza, e la forza può essere concentrica e unitaria o espansiva, ovvero richiederebbe l’esercizio di una forza che la realizzasse, e tale forza che la realizza potrebbe essere meccanica od anche non.

      La tesi dell’esercizio di forza postula il promanare della forza da una volontà, che darebbe rilievo alla tesi di opposizione di Idea ed Io, ovvero tale discorso apre al discorso di forza attiva e forza passiva, ma in tale caso deve esservi comunque una forza da qualche parte che ne determina la passività,

      e non si presuppone con ciò la sola forza attiva, avendo parlato della diade e dei suoi ruoli. Si aprono dunque i paradigmi della scissione che è alla base della molteplicità. La circolarità però ben si adegua sia ad una situazione di stasi sia ad una situazione di movimento, e tale è lo stato anche a livello atomico, fermo restando le