Группа авторов

Leopardis Bilder


Скачать книгу

di avantesto in prosa de L’infinito e de La sera del dì di festa (due idilli legati da una rivisitazione personalissima del topos dell’ubi sunt in chiave autobiografica) il quale documenta per così dire una prima fase della scrittura, rispetto al tempo dell’esperienza e alla sua rielaborazione poetica:

      Dolor mio nel sentire a tarda notte al giorno di qualche festa il canto notturno de’ villani passeggeri. Infinità del passato che mi veniva in mente, ripensando ai Romani così caduti dopo tanto romore e ai tanti avvenimenti ora passati io paragonava dolorosamente con quella profonda quiete e silenzio della notte, a farmi avvedere del quale giovava il risalto di quella voce o canto villanesco. (Zib. 50sq.)

      Mentre nello Zibaldone si percepisce ancora l’effetto pervasivo del sentimento doloroso, nel testo lirico di arrivo – L’infinito – l’attenzione si concentra tutta sull’attività dell’immaginazione che rielabora il dettaglio quotidiano, come mostra la trasformazione del «canto notturno» «de’ villani passeggeri» nel rumore indistinto della stagione «presente e viva», evocata per contrasto attraverso il paragone con il silenzio dell’eternità («le morte stagioni») interrotto dal rumore improvviso del vento tra le piante. Ma se tutto questo è vero, allora proprio l’autonomia creativa del momento poetico successivo all’esperienza dominante della passione, che Leopardi rivendica più volte nel suo giornale letterario, induce a credere che riguardo all’Enquiry Leopardi potesse implicitamente condividere, anche senza conoscerla, l’opinione di Ermes Visconti, quando nei Saggi sul Bello afferma recisamente, con un giudizio che assomiglia a un elogio funebre, che la dottrina di Burke aveva segnato un’epoca, «come la segnano per l’ordinario tutti i sistemi inventati dai grandi valentuomini, all’ingegno de’ quali è dato di compensare con molti dettagli pregevoli l’erroneità dell’insieme»47.

      Di là da ogni confronto con le teorie estetiche del Tournant des Lumières, L’infinito possiede senza dubbio una coerenza testuale in sé conclusa, che le riflessioni dello Zibaldone contribuiscono a illuminare dall’interno. Tuttavia dopo quanto si è detto non sembra inutile riaprire quella sintesi della cultura estetica del Tournant des Lumières che è il trattato di Martignoni, e precisamente la sezione dedicata al Sublime artificiale, ovvero al sublime in poesia, che come provano anche i commenti dello Zibaldone alle Riflessioni intorno alla natura dello stile di Beccaria è il vero oggetto della riflessione leopardiana. Dopo aver affermato, in maniera piuttosto tradizionale, che un oggetto di per sé non sublime «può elevarvisi, qualora a renderlo illustre, e ad ingrandirlo pongansi in uso vocaboli splendidi, gravi ed armoniosi», Martignoni cerca va di chiarire le caratteristiche di un sublime di «composizione» che potremmo definire retorico, nel senso ancora di Beccaria, perchè opera secondo un processo analogico non razionale:

      A ben comprendere […] come si generi una tal sorta di Sublime detto artificiale, giova il riflettere, che alle volte un oggetto per se non sublime può divenirlo col mezzo dell’associazione: conciosiaché per di lei effetto gli obbietti in guisa si agglomerino, che quasi un solo se ne formi. Lo splendore infatti d’un oggetto sublime su quello, che gli è associato, riverbera, e di sua luce lo irradia. Divien perciò sublime un obbietto, che in noi l’idea risveglj di un altro, il qual lo è realmente.48

      A ben guardare il passo lascia intravedere un’idea di comparazione non riconducibile alle operazioni razionali della mente descritte da Condillac, spesso richiamate nei commenti a L’infinito in maniera forse un po’ troppo meccanica rispetto a quelle che sono le indicazioni stesse dello Zibaldone. Se infatti si può dire in linea di massima che comparare sia un «verbo tecnico della filosofia sensistica»49, bisognerebbe poi aggiungere, sulla scorta di Leopardi stesso, che lo scopo dichiarato della poesia non è il démêler, ovvero il seperare dei diversi momenti della percezione per giungere a un’idea chiara e distinta dell’insieme, quanto piuttosto l’unire di ciò che è distante attraverso il ricorso all’analogia. E da questo punto di vista, quale che sia il peso da attribuire a Martignoni nella preistoria de L’infinito, non si può negare che l’associazione del sublime descritta nelle sue pagine, fondata sulle risorse evocative dell’immaginazione, si presta a illuminare non solo quello che avviene nel sistema poetico dell’idillio, ma anche, più in generale, i modi nei quali poteva essere declinato il rapporto fra la realtà finita del quotidiano e le risorse potenzialmente infinite della natura, al fine di sottrarre la poesia al giogo di quel realismo «triviale» che secondo Leopardi costituiva il limite stesso della visione romantica della letteratura.

      Bibliografia

      Beccaria, Cesare: «I piaceri dell’immaginazione», in: Il Caffè 1764-1766. A cura di Gianni Francioni e Sergio Romagnoli. Vol. II. Torino: Bollati Boringhieri 1993, 479sq.

      –: Ricerche intorno alla natura dello stile, in: id.: Scritti filosofici e letterari. A cura di Gianmarco Gaspari. Milano: Mediobanca 1984 (Edizione Nazionale delle Opere di Cesare Beccaria, vol. II), 63-232.

      Borsieri, Pietro: «Recensione a Del Bello e del Sublime Libri due di Ignazio Martignoni Professore Emerito di diritto, del Collegio Elettorale dei Dotti (Milano, dalla Tipografia Mussi, 1810)», in: Annali di scienze e lettere III (1810), 356sq.

      Burke, Edmondo: Ricerca filosofica sull’origine delle nostre idee del Sublime e del Bello, con un discorso preliminare intorno al Gusto. Tradotta dall’inglese da Carlo Ercolani canonico della Cattedrale di Macerata. Macerata: presso Bartolomeo Capitani 1804.

      Burke, Edmund: Recherche philosophique sur l’Origine de nos idées sur le Sublime et le Beau par Edmund Burke. Traduit de l’Anglais sur la Septième Edition avec un précis de la vie de l’Auteur par E. Lagentie de Lavaïsse. Paris: chez Pichon et Depierreux de l’Imprimerie de Jusseraud 1803.

      –: Inchiesta sul bello e il sublime. A cura di Giuseppe Sertoli e Goffredo Miglietta. Palermo: Aesthetica 31991.

      De’ Giorgi Bertola, Aurelio: «Lettere campestri», in: id.: Operette in verso e in prosa. Vol. II. Bassano: Giuseppe Remondini 1785, 140.

      Leopardi, Giacomo: Canti. A cura di Franco Gavazzeni. Milano: Rizzoli 1998.

      –: Zibaldone di pensieri. Edizione critica e annotata a cura di Giuseppe Pacella. Milano: Garzanti 1991.

      Martignoni, Ignazio: Del Bello e del Sublime libri due. Milano: Tipografia Mussi 1810.

      Rousseau, Jean-Jacques: Les Rêveries du promeneur solitaire. Introduction de Jean Grenier. Paris: Gallimard 1972.

      Visconti, Ermes: Saggi sul Bello, sulla poesia e sullo stile. A cura di Anco Marzio Mutterle. Roma / Bari: Laterza 1979 (versione inedita 1819-1822).

      Blasucci, Luigi: La svolta dell’idillio. E altre pagine leopardiane. Bologna: Il Mulino 2017.

      Brose, Margaret: «Leopardi and the Power of Sound», in: California Italian Studies 4.1 (2013), 1-35.

      Campana, Andrea: Catalogo della Biblioteca Leopardi in Recanati (1847-1899). Prefazione di Emilio Pasquini. Firenze: Olschki 2011.

      Citton, Yves / Dumasy, Lise (sous la dir. de): Le moment idéologique. Littérature et sciences de l’homme. Lyon: ENS Éditions 2013.

      Contarini, Silvia: «La dialettica fra ‹repos› e ‹mouvement› nell’Illuminismo milanese», in: Robert Fajen / Andreas Gelz (a cura di): Ocio y Ociosidad en el siglo XVIII. Ozio e oziosità nel Settecento italiano e spagnolo. Frankfurt a.M.: Klostermann 2017, 49-64.

      –: «Intorno a Burke, tracce della ricezione dell’Enquiry into the Origin of our Ideas of the Sublime and Beautiful nel Tournant des Lumières», in: Gabriele Bucchi / Carlo Enrico Roggia (a cura di): La critica letteraria nell’Italia del Settecento. Ravenna: Longo 2017, 147-158.

      Ferri, Sabrina: «Vittorio Alfieri’s Natural Sublime: The Physiology of Poetic Inspiration», in: European Romantic Review 23 (2012), 555-574.

      Gaetano, Raffaele: Giacomo Leopardi e il sublime. Archeologia e percorsi